Citazione Originariamente Scritto da PA0L0
PA0L0 ha scritto:
...mah...


Dici che è esagarato?
in effetti....non entrando nel merito dei requisiti "ragionevoli" per avere una via "dedicata" (personaggi distintisi per il "bene comune" in generale, o per "contributo alla cultura/scienza/arte", etc.....e più che altro personaggi conosciuti ai più...) vedrei più simpatico avere un monumento commemorativo ( magari col contributo della Piaggio...) in un parco della città....che ricorderebbe meglio Giorgio (dato che ai più il suo nome e cognome da solo non evocherebbe alcun ricordo) e la vespa.....(dato che anche lei se ne è "andata"...)
Scrive oggi BEPPE SEVERGNINI sulla sua rubrica "Italians" su "Corriere.it"

http://www.corriere.it/solferino/sev...8-09-23/01.spm

Ho saputo, e mi è dispiaciuto molto. Come a Crema sapete - faccio parte del paesaggio, in città ci conosciamo più o meno tutti - Bettinelli ed io siamo della stessa generazione. Aveva un anno più di me, Giorgino. Lo chiamavano così perché è sempre stato alto e esile, sembrava una figura uscita da un libro illustrato. Papà maestro elementare, baffuto, impettito, sempre in bicicletta. Mamma volitiva. Un fratello più grande, se non ricordo male.

Siamo stati insieme lupetti - Giorgino nei rossi, se non sbaglio; io nei pezzati - poi ci siamo ritrovati negli scout, stessa squadriglia (pantere). Eravamo adolescenti, ma Giorgio era più grande di me: per diciotto mesi, e per molte altre cose. Sapeva far tutto: cantare, recitare, scrivere, inventare, correre, tirare, saltare. Credo di aver imparato da lui a parlare in pubblico: uscire, alla luce del fuoco, e recitare di fronte ai tuoi amici è una scuola meravigliosa.

Giorgio Bettinelli è una delle persone più fantasiose che io abbia mai conosciuto, al limite dell'incoscienza. Ricordo quando ci ha trascinato nella notte - lui quattordicenne smaliziato, noi dodicenni svagati - a trovare non so quale suo conoscente, che s'era appartato in auto con la ragazza. A dieci metri di distanza abbiamo accesso sette torce elettriche tutte insieme, puntandole verso il cielo. Ancora mi chiedo come il poveretto non sia morto d'infarto.

Lui era questa roba qui: un misto di follia e fantasia che poteva produrre capolavori e disastri. Ne ho avuto la conferma al liceo classico, dove Giorgino trasformava la politica - lui era del Movimento Studentesco - in un happening. Se c'era lui, l'assemblea diventava uno spettacolo (anche per me, politicamente distante). Era due classi davanti a me, stessa sezione B: la professoressa Paola Milani, gran donna, lo amava e lo odiava. Sentimenti comprensibili, anche allora.

Ricordo quando Giorgio ha cominciato la sua carriera, prima a Crema e più in là: attore nel "Teatro delle Erbe", cantante ("Barista", bella canzone), conquistatore (Monica, di cui mezza Crema era innamorata). Poi l'ho perso di vista, e ho saputo che ci sono stati guai di vario genere, eccessi, vicende romane che a noi sembravano lontane e misteriose. L'ho incontrato tre o quattro volte, per Crema, in quegli anni: aveva gli occhi diversi, più tristi.

Poi, negli anni Novanta, Giorgio ha trovato la Vespa, grande amante di tanti di noi. Da ragazzo, con una Ts 125 cc , io ero arrivato a Vienna (197 e Alicante (1979). Giorgio, con un mezzo simile, ha girato il mondo. Di nuovo, come quand'era ragazzino: un misto di follia e fantasia, capace di produrre capolavori e disastri. Ma questa storia la sapete (http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bettinelli), e non c'è bisogno che ve la racconti io. E' finita in Cina, la sua ultima passione. Ora Giorgio sta altrove: auguriamogli di essere felice.

So che a Crema pensate di dedicargli una via. Fate bene. Un consiglio, se posso. Che sia lunga, profumata di piante, e non si veda la fine. Via Giorgio Bettinelli, viaggiatore cremasco.