Adesso provate ad immaginarvi nella mia particolare posizione (chi mi conosce sa di cosa parlo), da 7 mesi a questa parte messo in un posto "esclusivo", non per sua sola scelta, e che sta continuamente osservando questo mondo che gira intorno a lui...
Sono non pochissime le persone intorno a me che mi stanno continuamente dicendo come "Checco c'è" e sta svolgendo la sua missione.
Io mi ritrovo nella posizione dell'amico che è contento nel vedere il suo amico che è contento... mi spiego meglio: vedo contenti gli amici "della terra", che mi mostrano come quello "del Cielo" li accompagna passo passo.
Ho evidentemente ottimi motivi per essere felice (ma non mi voglio accontentare!), e riconoscere quanto ciò che era previsto in quello che ho detto l'8 gennaio si sta puntualmente avverando: evidentemente Qualcuno mi ha suggerito cose giuste in quell'occasione!
Ripenso poi al fragoroso, emozionante, prolungato e toccante applauso di domenica durante la premiazione. Molti visi erano con le lacrime agli occhi: qualcosa di indimenticabile.
Anch'io ho accusato il colpo, ma non con la disperazione del "tutto è perduto", ma con un misto inspiegabile di serenità (nel sapere che Checco è in buone mani), soddisfazione (se è in buone mani, ci ho sicuramente messo una buona parola... ) e nostalgia (conseguenza del desiderio di riabbracciarci, ma è solo questione di saper aspettare...).
Ma non ho pianto -ripeto- per un senso di vuoto, ma per una forma di gratitudine: vedo come "la banda del piano di sopra" sta plasmando i nostri cuori, le nostre vite, i nostri sogni, la nostra storia... e nel "casino" di quell'applauso ho sentito come una carezza di Francesco, o meglio anche il suo "fare casino", e il suo sentirci dire che abbiamo fatto bene a ritrovarci insieme, e di continuare così, se ci conserviamo nella semplicità.
(Secondo voi, chiedo troppo se chiedo a Checco di tenermi un posto accanto a lui?)