Riflettiamo un attimo con qualche numero alla mano.
Premetto che a fianco di dati oggettivi ovviamente voglio tratte conclusioni personali, che sono di un appassionato ma che comunque, per come la vedo, non prescindono da un discorso di ragionevolezza.

Conclusioni del tipo "La Piaggio saprà quello che fa" sono "di comodo", un modo per togliersi d'impiccio senza affrontare con senso critico un problema. Noi non abbiamo facoltà decisionali, quindi possiamo discutere in totale serenità senza doverci scannare. Prendiamolo come punto di partenza, questo.

L'esempio che cita Calabrone è forse il più calzante, ma anche in casa Piaggio non mancano i precedenti.
La BMW ha ascoltato le rimostranze degli appassionati (saranno una nicchia, ma hanno inciso molto sulle scelte 'correttive' dell'azienda) e tornando sui propri passi col boxer (senza, notate, troncare la strada del 4 cilindri in linea) ha saputo rafforzare la propria immagine. Tant'è che è un marchio apprezzato e prestigioso. Sa dare qualcosa di diverso a chi ha esigenze particolari.
E poi chi ha detto che il mercato è definito da chi compra e non da chi produce? Molto dipende dalle proposte dei costruttori. Tant'è che spesso, scegliendo un mezzo, è necessario scendere a compromessi.
Quei potenziali acquirenti cui è stato tolto il PX saranno scesi a compromessi: mercato dell'usato o mezzi diversi (anche gli stessi automatici), ma parliamo pur sempre di ripieghi. E non penso che con i compromessi si possa decretare un successo grandioso. Pensiamo ai tempi in cui non c'era lo scooter. Qualcuno avrà ripiegato sulla motocicletta, ma magari con poco entusiasmo e senza affezionarsi a marchi e/o modelli. La Vespa, arrivando, ha colmato un vuoto. Un vuoto percepito solo con una geniale intuizione. Per tutti gli altri non ce n'era bisogno. Vedi i vertici della Guzzi di allora... pronosticarono l'insuccesso della Vespa! Oh che clamorosa smentita arrivò poi!

Senza innovazioni vere, senza qualcosa di diverso, ci si adagia sulla banalità del mercato, perlopiù senza infamia e senza lode. Le Vespe automatiche vendono ma non sono ai vertici della vendite. Concorrenza troppo agguerrita. Per giunta senza vere e proprie nicchie (se non quelle di chi sceglie un po' superficialmente, ovvero quelli cui basta il nome!) cui aggrapparsi.

Piaggio non è infallibile e non può avere la presunzione di variare troppo. La Vespa si è negli anni autodefinita, ognuno ha un'idea ben precisa di Vespa. E non ditemi che ad essa coincide perfettamente il concetto di Vespafrullo. Bisogna fare un po' di concessioni per farla rientrare.... Purtroppo per la Piaggio matrigna, la Vespa è stata negli anni completamente alienata dal marchio dell'azienda, la Vespa si è definita anzitutto per quello che è, poi in seconda istanza è un prodotto Piaggio, ma questo rapporto prodotto-produttore è per i più secondario.
Questo se vogliamo parlare di storia e tradizioni, che certo poco interessano ai geni del marketing. Al più deformano e strumentalizzano questi concetti.
Se invece parliamo di proprietà dei marchi, è sacrosanto che la Piaggio faccia del marchio Vespa ciò che vuole.
Pensiamo al marchio Lambretta. Penso che nessuno si sogni di ritenere la Pato una Lambretta. Eppure, tralasciando un discorso qualitativo (ma perfettamente ininfluente ai fini del ragionamento), non vi è molta differenza con la storia delle frullovespe.

Piaggio non è infallibile. Anche col progetto Cosa si fecero degli errori grossolani (ed almeno in quel caso, nome a parte, la sostanza era perfettamente pertinente al filone dinastico Vespa... e qui non ci piove, direi!).
Sappiamo tutti come andò a finire... visto che il PX Piaggio l'abbiamo sepolto due anni fa!

Ed ora torniamo ai numeri. Perchè si dice che si producevano pochi PX? Su che base? Ricordo bene che i numeri di produzione del PX non erano malvagi, si oscillava attorno ai 18-20000 pezzi all'anno per i PX MY. Circa metà di questi venduti in Italia. E' invece risaputo che il brand Vespa è stato oggetto, negli ultimi anni, di una massiccia rivisitazione. Parliamo pure di stravolgimento, perchè si è proceduto in una direzione nuova e ben diversa da quella del passato. Si è anzitutto creato un marchio a parte. Vespa è un marchio e non una famiglia di prodotti; e poi il nuovo modo di intendere: volutamente ispirato al marchio Lancia, con analoghe strategia che mirano a proporre prodotti esclusivi, che hanno il gusto di gadget estetici e tecnologici. L'automatismo è un emblema di tutto questo e vuole richiamare il presunto prestigio del prodotto (che fa tutto da sè, è "raffinato" e costoso).
Ma non si può dire che l'automatismo sia l'elemento trascinante del mercato dei veicoli a due e quattro ruote. Pensiamo alle moto. La Mana purtroppo se la filano i pochi, e dire che almeno manteneva un abbozzo di cambio semiautomatico....

Ritorniamo ai numeri: Il mercato delle due ruote: scooter - Il Sole 24 ORE

Le LML non se la passano male. Eppure non godono della pubblicità più o meno diretta che ha la Piaggio col proprio marchio. Molti non sanno nemmeno che la LML esiste.
Eppure si vende.

La LML 150 in 6 mesi si è venduta in 955 esemplari. La LX 150 in 1075.
Forse dovremmo rivedere molte delle nostre convinzioni.

Non siamo così in pochi. E, LML o no, il fiorente mercato dei PX usati lo dimostra.

Buona giornata a tutti