Citazione:
Originariamente inviato da alext5
A questo punto perchè se la prendono co gli automobilisti?

Ma che domande.... Perchè sono l'ultimo anello della catena, la classe più debole che al limite può solo protestare e poi adeguarsi.
Giusta risposta. Ma un pò troppo semplicistica. Con la scusa della lotta all'inquinamento, cosa della quale ai nostri governanti non interessa una beneamata m.....a, costringono tutte le persone ad acquistare auto e/o moto nuove. Questo fa crescere il PIL, lo stato incassa IVA, immatricolazione etc. etc. le finanziarie, le industrie, gli importatori, i rottamatori etc. etc. hanno il loro tornaconto. L'inquinamento nelle città resta esattamente quello di prima. Perchè diminuisca si dovrebbe realizzare una rete di trasporto su rotaie come quella delle altre grandi città europee vedi Madrid, Berlino, etc. Naturalmente se si facesse questo qualcuno potrebbe rinunziare ad usare ed ancor più a possedere l'auto e ciò deve essere evitato ad ogni costo altrimenti il PIL scende. L'inquinamento è una scusa, i motociclisti sono castigati perchè non consumano abbastanza. Perciò buttate la Vespa e comperato un SUV. Il PIL salirà, l'inquinamento pure, il paese vi sarà grato!

A proposito quel sovversivo bolscevico di Robert Kennedy più di quaranta anni or sono diceva questo del PIL:

« Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta »
(Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)



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