Quando lavoravo a Madrid acquistai nel Rastro (il mercato della domenica locale) un orecchino d'arbento a forma di sciabola che si metteva senza buco e faceva l'effetto di avere il lobo infilzato con due fori. Il mio vechhio, buonanima, che non mi vedeva da un paio di mesi mi accoglie tutto felice ma appena nota l'orecchino mi inizia a cambiar colore tendendo all'amaranto, capisco che sta entrando in pressione come una caffettiera e prima che esploda gli spiego che è uno scherzo.Avevo circa trenta anni. Sono stato giovane, come tutti, quindi comprendo molte cose. Però queste mode dei tatuaggi e del piercing mi sentirei di sconsigliarle perchè sono senza ritorno, con il senno di poi gli anni passano, simboli, idee, persone che una volta ci rappresentavano oggi ci paiono lontani ed indifferenti, un tatuaggio che ci piaceva a vent'anni può divenire imbarazzante a quaranta. Quanto al piercing il gusto di bucarsi la ciccia sinceramente mi sfugge ed anche in questo caso il buco resta per sempre. Durante la naja feci un piccolo tatuaggio su una caviglia, con l'inchiostro grasso per i timbri di ferro della fureria, un gabbiano in volo, quasi invisibile, è un ricordo e non mi disturba. Ma in fondo preferirei non averlo fatto.
Inoltre costituiscono un mezzo di riconoscimento: se un giorno dovessimo fuggire lontano per una qualsiasi ragione perchè dare a chi ci dà la caccia un elemento di facile identificazione?