Ieri sera alla tv stavo seguendo un programma che mi ha particolarmente colpito:parlava della stragi che ogni anno vengono perpetuate a danni dei delfini, in Giappone. Questo è un articolo che ho trovato stamattina su internet:
Le continue stragi dei delfini in Giappone
Taijij è un piccolo villaggio di pescatori posto nella parte meridionale dell'arcipelago giapponese sulla punta che si estende nel Pacifico dove ogni anno, migliaia di cetacei vengono massacrati. Pochi vengono uccisi in alto mare ma i più sono convogliati in piccole baie dove vengono intrappolati e quindi uccisi. Ma non solo a Taiji anche a Iki, Ito, Futo e Izu.
Stiamo parlando dell'uccisione di circa 23.000 cetacei tra delfini, piccole balene e focene, che ogni anno puntualmente da ottobre a marzo avviene in questi piccoli villaggi di pescatori in Giappone.
La caccia funziona in questo modo: un certo numero di barche escono in mare ed aspettano di vedere i branchi di delfini. Dopo averli avvistati creano una file unica con le barche, in modo da impedire loro fuga in mare aperto e immergono in acqua dei tubi metallici sui quali martellano per creare una sorta di "muro di suono" in modo da disorientare i delfini provocando il panico e quindi lasciano loro una solo possibile via di fuga che è verso una piccola baia dove, dopo che sono entrati, viene chiusa con delle reti e quindi i delfini sono barbaramente massacrati a colpi di macete, lance e altre armi a lama.
Dei delfini catturati i più sono destinati alla macellazione per il consumo umano mentre i più "promettenti" vengono venduti ai parchi acquatici e ai circhi.
Perchè tutto questo? Secondo il Save Japan Dolphins questo massacro si compie per soddisfare una minoranza del popolo giapponese in quanto la carne di delfino non è nella cultura alimentare del popolo giapponese.
Inoltre sembra che i delfini siano considerati dei "parassiti" in quanto mangiano troppo pesce e come tali vanno sterminati, in pratica coloro che pertetrano questi massacri, i "pescatori", "ucciderebbero la concorrenza". In altre parole "uccidere i delfini è preservare i pesci del mare per il loro consumo".
Poi c'è da considerare un altro aspetto, ogni delfino venduto vivo per essere tradotto in cattività sembra che venga pagato intorno ai 150.000 dollari. Sembra anche questa una buona motivazione.
Ma a rendere ancora più drammatica la situazione una notizia pubblicata sul The Japan Times online dove si dice che nelle carni di questi cetacei sono state ritrovati mercurio e metilmercurio soprattutto nelle carni dei cetacei uccisi nei pressi di Taiji a livelli tali da dover essere considerati "rifiuti tossici".
Le persone intervistate hanno dichiarato che dalle analisi effettuate su campioni acquistati nei supermercati è risultato un tenore di mercurio 10 volte al di sopra dei minimi di legge e di metilmercurio 10,33 volte superiore e c'era una grande preoccupazione per il fatto che la carne di delfino venivano date come alimento ai bambini delle scuole (ulteriori dati si trovano sempre nel The Japan Times online nell'articolo del 30 marzo 2008 ). A tal proposito sempre sullo stesso giornale, in un articolo del 27 agosto 2008 si parla dell'istituzione di un organismo statale per la tutela dei consumatori dove alla domanda al dirigente preposto su eventuali azioni connesse con la pesca del delfino e la vendita delle sue carni a Taiji, Prefettura di Wakayama dove i livelli di mercurio erano 30 volte superiore e di metilmercurio 16 volte superiore ai limiti di legge ha risposto che questa informazione era per lui una novità e che l'agenzia dei consumatori deve ancora stabilirlo per cui quando sarà informato, fornirà un risposta .... Restiamo in attesa.
Riguardo al fatto che vengono venduti per essere tradotti in cattività per essere destinati a circhi e parchi acquatici scrive la World Association of Zoos and Aquariums (WAZA) l'Associazione mondiale degli zoo e degli acquari nel suo codice per la protezione degli animali:
"Tutti i membri tenteranno di accertarsi che la fonte di animali sia limitata a quelli nati in cattività e questa sarà meglio se tra zoo e zoo. (...) Ciò non impedisce di ricevere animali derivanti da confisca o salvataggi. È riconosciuto che, di tanto in tanto, cè la necessità legittima per i programmi di allevamento di conservazione, programmi educativi o studi biologici di base, di ottenere gli animali selvatici. I membri devono essere sicuri che tali aquisizioni non avranno un effetto deleterio sulla popolazione selvaggia" e tra l'altro condanna la presa di animali e di altre risorse naturali dall'ambiente naturale che deve essere sostenibile e nel rispetto del diritto nazionale e internazionale e conformi con la politica dell'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, organizzazione non governativa internazionale con sede a Gland, Svizzera, è una delle più autorevoli organizzazioni in materia di conservazione della natura e l'unica organizzazione specializzata nelle tematiche dell'ambiente che ha un posto di osservatore nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite).
E la European Association for Aquatic Mammals (Associazione europea per i mammiferi acquatici) scrive che la EAAM condanna la pesca dei delfini in Giappone. Riconoscono il fatto che le diverse culture usino specie diverse a scopo alimentare tuttavia, la crudeltà delle uccisioni ed il completo disprezzo per la sostenibilità di tale caccia è del tutto inaccettabile in quanto mostrano una forte mancanza di rispetto per il patrimonio naturale di tutti e per il benessere di migliaia di animali.
Riportiamo il link di questo video su You Tube http://www.youtube.com/verify_age?ne...%3DEe0rG1PHHOo che preferisco non mettere online data la ferocia delle immagini in considerazione del fatto che questo sito è visitato anche da bambini.
Personalmente considero il popolo giapponese altamente civilizzato e l'unica cosa che mi viene da pensare è che non sia informato su quanto avviene. Leggo che le notizie appaiono su qualche giornale ma il lingua inglese ... ma appariranno anche in lingua giapponese? Condanniamo quanto viene fatto ma non condanniamo un intero popolo per le azioni, molto probabilmente, di alcune persone che non è possibile definire con nessun aggettivo.