Originariamente Scritto da
Oizirbaf
Dell'itanglico e dell'angliliano vogliamo parlare?
Francesi e spagnoli, giustamente, difendono la propria lingua traducendo vocaboli ed espressioni angloamericane, spesso a costo di cadere persino nel ridicolo. In Spagna si poteva mangiare il "perrito caliente" ma non lo "hot dog". Da noi il "cane caldo", giustamente, non lo mangerebbe nessuno. In ItaGlia, sopratutto, ma non solo, nel frasario aziendale quegli stessi ignoranti incapaci di scrivere dieci righe in italiano decente fanno ogni sforzo per infarcire lo scritto ed il parlato di termini inglesi senza che ve ne sia alcuna necessità. Presso molte aziende non vi è un reparto che non abbia nome e sigla inglese. Nessuno capisce cosa facciano. Quindi capita che: sia convocato un briefing nel quale il management esaminati gli skills dei partecipanti deciderà i targets di ognuno nell'ambito della mission aziendale allo scopo di ottenere un improvement della customer satisfaction nelle aree di core business aumentando la brand fidelity del cliente finale.
Nel corso di tali riunioni possono emergere perle assolute ed insospettate di cultura come la vittoria del Bonaparte a uoterlooo.
Purtroppo persino le istituzioni si sono da tempo allineate a tale andazzo: la Provincia di Roma istituisce la "Family card" il ministero distribuisce le "Social card", tutti mettono graziosamente a disposizione un "help desk" cui rivolgersi, una manifestazione di carattere clericale può chiamarsi "Family day" etc.
Mi sono convinto che tale abuso di termini angloamericani da parte di una classe digerente (pardon dirigente
) incapace di parlare italiano e men che mai inglese, serva unicamente allo scopo di alzare polverone rendendo ogni concetto sempre meno concreto, ogni diritto o dovere sempre più vago e sfumato, sia insomma funzionale solo all'imbroglio di ciarlatani che hanno ormai esaurito persino le potenzialità di una lingua ricca come la nostra.