Scusami gipirat, non voglio fare il presuntuoso ma quello che dici è si vero ma indubbiamente molto rischioso. La vendita a cui mi riferivo è quella, come hai sottolineato, che si fa tramite l'articolo 2688. Per fare l'atto in maniera legislativa senza alcun vizio, tutti i legittimi proprietari (eredi) non intestatari devono dare il loro consenso alla vendita facendo autenticare la propria firma. Questo atto è unico e la spesa è di solo euro 14,62 cioè il costo della marca da bollo. Infatti se fai l'atto in una agenzia di disbrigo pratiche o direttamente al P.R.A., questi chiedono ai proprietari come documenti il certificato di morte dell'intestatario ed uno stato di famiglia integrale del defunto dal quale si evincono tutti gli eredi.
Se invece si fa l'atto in comune l'impiegato, non essendo preparato in materia, redige l'atto tenendo in considerazione e per buono coloro che si presentano alla stipula dell'atto di vendita, infatti il loro compito è solo quello di autenticare le firme. Se così si fa, un qualsiasi erede il cui suo nominativo non compare nell'atto di vendita, può in qualsiasi momento, impugnare l'atto. In questa maniera il bene viene subito sottoposto a sequestro amministrativo e viene incaricato un giudice di pace per l'espletamento della risoluzione del vizio.
La legge purtroppo, come si sa, non accetta ignoranza quindi a mio avviso sarebbe meglio non correre alcun rischio.
Perdonami dell'appunto, ma mi è sembrato doveroso precisare questi particolari.
Un saluto