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Discussione: Trasformare impianto PX/PE in CC SENZA batteria

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  1. #1
    VRista DOC L'avatar di base689
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    Trasformare impianto PX/PE in CC SENZA batteria

    Ancora devo eseguire questa modifica (in attesa di trasformare tutto l’ impianto in CC sotto batteria) e quindi non posso sostenere che funzioni in pratica, ma in TEORIA sì.
    Aggiungendo i 3 componenti di cui al seguito a valle dell’ uscita stabilizzata del regolatore AC della vespa, senza tirare fili o altro, abbiamo un impianto in CC SENZA BATTERIA.
    Mettendo un <banale> diodo da 25 A (circa 5 €) a valle dell’ uscita stabilizzata otterremmo sì una tensione <solo positiva> (passerebbero solo le semionde positive) e quindi potremmo mettere lampadine a LED e quant’ altro funzioni in continua) ma avremmo a disposizione solo metà potenza (passa tensione e quindi corrente solo per metà del tempo (in cui passerebbe la <normale> alternata) e quindi, anche se semplicissimo da farsi, non è un’ idea molto furba.
    Con il diodo da 25 A e un condensatore in parallelo, limiteremmo il ripple di questa raddrizzata a singola semionda ma fino a poco tempo fa non esistevano condensatori tali da stabilizzare veramente questa raddrizzata per tutto un impianto di motoveicolo, a meno di usare i condensatori da HiFi per auto che però costano circa 150 €, hanno capacità 1 F ma tensione nominale solamente 12 V (o pochissimo di più) ma nelle auto sono “stabilizzati/limitati” a 13 V dalla batteria (che nel nostro caso non <vogliamo> mettere) e quindi potremmo facilmente bruciare questo costoso condensatore in un impoianto senza batteria.
    In un circuito di raddrizzamento/stabilizzazione si chiama <ripple> (=increspamento/oscillazione) il rapporto tra la variazione della tensione in uscita e il valore massimo (=nominale) della tensione stessa (il valore che vorremmo continuo e stabile).
    Esempio: l’ impianto 12 V AC della vespa vuol dire che ha una sinusoide di 17 V di picco prima del diodo e circa 16 V di picco dopo il diodo: se il condensatore che abbiamo messo a valle del diodo (ed in parallelo alle utenze) fa sì che la tensione oscilli tra 16 V e 14 V, vuol dire che nel nostro caso abbiamo un ripple di 2/16 = 0,125 à 12.5% (che potrebbe essere considerato un valore decente).
    L’ impianto elettrico di una vespa eroga 80 W a 12 V AC ed in effetti con tutte le utenze (clacson incluso) collegate questi 80 W vengono pure assorbiti: pertanto è come se a valle dell’ uscita regolata avessimo collegata una resistenza da 1.8 Ω che assorbe 6.7 A CA.
    Il ripple di un sistema raddrizzatore/stabilizzatore con un carico R = 1.8 Ω e un condensatore di stabilizzazione di 3 F (dico 3 farad!!!) è dato da:
    ripple = T / RC
    dove RC è appunto il prodotto della resistenza equivalente di carico R da 1.8 Ω e il valore del condensatore pari e a 3 F quindi abbiamo RC = 5.4 s
    T è il periodo della nostra alternata, che è ovviamente funzione del numero di giri (RPM) che abbiamo in un preciso momento (=quantità di manetta), facciamo solo 2 casi:
    100 RPM à T = 0.6 s à T/RC = 0.11 à 11%
    1000 RPM à T = 0.06 s à T/RC = 0.011 à 1.1%
    Adesso non so quanto sia il minimo di una vespa ma dubito fortemente che una vespa possa stare a 100 RPM (e comunque il ripple dell’ 11% a 100 RPM non sarebbe neanche schifosissimo), una vespa a 1000 RPM sicuramente ci sta e “qui” abbiamo un ripple dell’ 1.1% che è quasi una linea retta orizzontale, vorrebbe dire che la tensione oscilla tra 16 V e 15.824 V: stabilissima (e più salgono i giri e più è stabile la tensione).
    Come da disegno, la modifica consiste nell’ aggiunta dei seguenti 3 componenti a valle dell’ uscita regolata:

    D1 = diodo 25 A 25F10÷25F120
    C1 = 3 F 27 V (serie di 10 ultracondensatori da 30 F 2.7 V Ø 16 x 32 mm)
    S1 = 1.5KE22CA soppressore di transitorio VBR = 22 V - VC = 30.6 V @ I = 49 A

    Il diodo da 25 A (tensione minima 100 V (io ne ho trovato uno da 1200 V)) è un diodo dalla forma di una vite con un capicorda sopra, un po’ voluminoso per essere un diodo, ma è comunque un componente che fa passare 25 A continui (e 350 A di picco!!!), costa circa 5 €.
    Il soppressore di transitorio 1.5KE22CA è un componente atto a proteggere il nostro “condensatore” (vedi dopo) da picchi di sovratensione oltre i 16 V che ci aspetteremmo dal nostro regolatore (con diodo in uscita): con questo soppressore di transitorio in parallelo sia al “condensatore” che ai nostri carichi, ogni qual volta la tensione supera i 22 V (ai quali 22 V assorbe 0.001 A = 1 mA), assorbe praticamente tutta la sovracorrente che il picco di sovratensione genererebbe andando a danneggiare quanto a valle (non tanto i nostri carichi (=lampadine) quanto il “condensatore” (con circa 8 € si comprano n° 10 1.5KE22CA).
    Il cuore di questa realizzazione è il “condensatore”: ho scoperto da poco in rete (ed ecco quest’ idea) l’ esistenza degli ultracapacitor/supercapacitor, dei nuovi rivoluzionari condensatori elettrolitici che sfruttano la deposizione dell’ elettrolita su strati praticamente molecolari, ecco che in un cilindretto di Ø 16 x 32 mm può venir contenuta un’ area ESAGERATA (più è grande l’ area delle armature e più grande è il valore della capacità).
    In rete si trovano ultracapacitor con valori che vanno dai 10÷30 F ad addirittura 3000 F e oltre.
    L’ unico problema di questi ultracapacitor è la tensione nominale di funzionamento (=tensione di isolamento delle armature) che è tipicamente 2.5÷2.7 V, che è molto bassa in assoluto, e molto bassa per noi: la tensione raddrizzata di picco è 17 V e comunque vorremmo un condensatore in grado di reggere almeno 25 V (se non 35 V, valori tipici che si possono trovare per i condensatori “normali”).
    In rete ho trovato un ultracapacitor da C = 30 F 2.7 V di dimensioni Ø 16 x 32 mm, capacità ECCEZIONALE ma valore di tensione di utilizzo assolutamente non consono al nostro impiego.
    L’ unico modo per usare il nostro ultracapacitor da 30 F 2.7 V è quello di prendere 10 ultracapacitor e metterli tutti in serie: certo, così facendo riduciamo di 10 volte il valore di capacità del singolo (abbiamo quindi ora 3 F di capacità equivalente) otteniamo però un condensatore equivalente di tensione nominale di utilizzo di 27 V, che comincia ad essere un valore <decente>, potremmo quasi usare TAL QUALE questo <ultracapacitor equivalente> ma per esser sicuri (visto che non costa poco) gli mettiamo in parallelo un soppressore di transitori e passa la paura.
    Viste le dimensioni “normali” di questo ultracapacitor da 30 F (Ø16x32, più piccolo di un condensatore da 10000 μF 35 V Ø22x45, quindi di valore 3000 volte più piccolo) pensavo di <creare> due file paralle da 5 ultracapacitor e bloccare il tutto meccanicamente con fascette di plastica di idonee dimensioni e robustezza, e ovviamente saldando gli elettrodi mettendo tutti i suddetti ultracapacitor in serie.
    La nota dolente (d’ altronde l’ innovazione e le prestazioni si pagano) è il costo di questi ultracapacitor, costano poco meno di 11 €/cad, per cui i nostri 10 ultracapacitor (necessari per creare i nostro condensatore equivalente da 3 F 27 V) costano circa 110 €.
    Se però mettiamo a confronto i 5 € dei condensatori da 10000 μF 35 V e gli 11 € degli ultracapacitor da 30 F 2.7 V, abbiamo:
    10000 μF a 5 €/cad à 5 €/10000 μF = 5 €/0.01 F = 500 €/F
    30 F a 11 €/cad à 11 €/30 F = 0.367 €/F
    In termini di costo per capacità, l’ ultracapacitor costa 1363 volte meno del condensatore normale.
    OK, la modifica costa circa 125 €, che è poco meno di ciò che costa mettere tutto in CC sotto batteria, ma QUESTA soluzione avrebbe il vantaggio di essere motlo semplice da realizzare, si installarebbero i componenti sul regolatore (si fisserebbero in sede con dovizia di fascette di plastica (o altri sistemi <sicuri>)), non bisognerebbe tirare alcun cavo, non bisognerebbe smontare serbatoio o altro (e non avremmo qualcosa che prima o poi si scaricherebbe e toccherebbe cambiare (=batteria)).
    Ho usato il condizionale perché non avendo realizzato quest’ impianto in CC senza batteria, non sono ancora certo di come si comporterà l’ <ultracapacitor equivalente>, soprattutto all’ atto dell’ accensione della vespa, quando l’ <ultracapacitor equivalente> è ancora scarico e in teoria si caricherebbe assorbendo circa 4000 A (!!!!!!!!!!): ci viene in aiuto a non fondere la vespa il fatto che la vespa a regime (=giri medio alti, quando eroga veramente 80 W) caccia fuori solo 6.7 A, e al minimo (=appena accesa) sospetto che cacci solo qualcosa come 2÷3 A, tali da caricare “lentamente” il nostro <ultracapacitor equivalente> senza fondere né lui né l’ impianto con cavi annessi.
    Inoltre, su 2 piedi, non riesco neanche a calcolare quanto tempo ci voglia a caricare completamente il nostro <ultracapacitor equivalente>, cioé a caricarsi NON con la corrente come da formule che vorrebbe ciucciare lui ma con una corrente ridotta e “costante” (quella che può erogare la vespa al minimo) potrei dire qualcosa intorno al minuto, durante il quale la tensione ai capi dello stesso (e quindi anche disponibile per le utenze) salirebbe “lentamente” (quindi inizialmente meno energia disponibile per le utenze) ma una volta carico il nostro <ultracapacitor equivalente> garantirebbe una tensione pressoché costante, e secondo me, anche in grado di gestire egregiamente un kit xenon, compreso il suo spunto (spunto di 5 A a fronte di 3.2 A a regime, esattamente identico a quello di una lampadina alogena da 35/35 W).
    Di seguito i disegni della modifica; una volta realizzato l’ impianto, posterò i risultati: spero positivi, altrimenti mi toccherà postare le foto del mucchietto di cenere che rimarrebbe della vespa
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  2. #2
    VRista DOC L'avatar di danerac
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    Complimenti per la competenza.
    Aspetto con interesse il seguito.
    PX125E dell'82 +++

  3. #3
    VRista Silver L'avatar di piero58
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    Riferimento: Trasformare impianto PX/PE in CC SENZA batteria

    Bene, anche se leggere questo post mi ha fatto venire il mal di testa
    Tutto chiaro nella descrizione, ma sei sicuro di aver segnato bene la modifica sullo schema?
    Il "raddrizzatore" non dovrebbe essere collegato all'uscita del regolatore quindi al 2° pin e poi collegati i cavi giallo e grigio... ho sbaglio?

  4. #4
    VRista DOC L'avatar di base689
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    Riferimento: Trasformare impianto PX/PE in CC SENZA batteria

    Citazione Originariamente Scritto da piero58 Visualizza Messaggio
    Tutto chiaro nella descrizione, ma sei sicuro di aver segnato bene la modifica sullo schema?
    Il "raddrizzatore" non dovrebbe essere collegato all'uscita del regolatore quindi al 2° pin e poi collegati i cavi giallo e grigio... o sbaglio?
    Senti, non ho mai <guardato> il mio regolatore <dal vivo> in quest’ ottica, ma il disegno (da me modificato) è tratto da scannerizzazione del mio libretto (e comunque risulta così anche da altri schemi elettrici): il regolatore originale 343343 12 Vac 14 A 8512 ha 3 poli (guardando lo schema così com’è partendo da sinistra con il 1° polo): il 1° polo è l’ uscita 12 V AC stabilizzata a cui sono collegati i cavi grigio e verde che portano la 12 V AC per tutto l’ impianto (il verde va al deviofrecce e stop, il grigio va la manubrio e alimenta tutte le luci anteriori e le spie), il 2° polo è l’ ingresso 12 V non stabilizzata (proveniente dalle bobine dello statore) a cui è collegato il cavo giallo, il 3° polo è la massa che tramite cavo nero va alla carrozzeria.
    Poi, quand’ anche non fosse come nello schema teorico, la storia è molto facile: dove vedo collegato il cavo giallo, quello è l’ ingresso dalle bobine, dove vedo cavo verde e grigio, quella è l’ uscita stabilizzata e quindi collego quest’ uscita stabilizzata al diodo e l’ uscita del diodo la mando al verde e grigio (più condensatore più soppressore di transitori), non ci si può sbagliare

  5. #5
    VRista Diamond L'avatar di Gabriele82
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    Riferimento: Trasformare impianto PX/PE in CC SENZA batteria

    ma tu allora sulla tua vespa che modifica intendi fare, questa,o il cc sotto batteria?
    La giornata è dura ma non ci fa paura!!

  6. #6
    VRista DOC L'avatar di base689
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    Citazione Originariamente Scritto da Gabriele82 Visualizza Messaggio
    ma tu allora sulla tua vespa che modifica intendi fare, questa,o il cc sotto batteria?

    Per ora faccio questa, vale a dire impianto in CC SENZA batteria, e se funziona, lo tengo così finché troverò il coraggio di smontare il serbatoio, tirare i cavi (inclusi i cavi per il kit xenon e il cavo sonda temperatura del contakm/contagiri SIP), ordinerò la batteria e farò quindi l' <impianto in CC sotto batteria> ma su quest' ultimo mi terrò il supercondensatore (che metterò in parallelo alla batteria ma sotto il contatto chiave e NON direttamente sulla batteria, c'è sempre il rischio che dopo lunghi periodi di inattività tenda a scaricare la batteria) che aiuterà parecchio nella stabilizzazione della continua (i patiti di HiFi nelle auto con impianti stereo incazzati mettono condensatori da 1 F appunto per aiutare la batteria a rimanere stabile nei picchi di assorbimento dell' impianto).
    Avere la batteria sula vespa è comunque un' altra cosa, puoi tenere le luci accese anche con vespa spenta, che non mi pare una cosa da poco

  7. #7
    VRista Silver L'avatar di piero58
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    Citazione Originariamente Scritto da base689 Visualizza Messaggio
    ....la storia è molto facile: dove vedo collegato il cavo giallo, quello è l’ ingresso dalle bobine, dove vedo cavo verde e grigio, quella è l’ uscita stabilizzata....
    Infatti: 2° pin del regolatore, il primo è l'ingresso.
    Comunque nella foto si vede che sul 2° pin è collegato il faston con i cavetti grigio e verde.
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  8. #8
    VRista Silver L'avatar di gluglu
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    Riferimento: Trasformare impianto PX/PE in CC SENZA batteria

    Ok,
    io non c'ho capito N I E N T E ma seguo gli sviluppi, mi interessa.

    finchè la vespa va... lasciala andare
    finchè la vespa va... non la smontare...

  9. #9
    VRista Diamond L'avatar di Gabriele82
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    interessante....
    La giornata è dura ma non ci fa paura!!

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