Altre foto..........
Altre foto..........
Ancora foto
Visto che mi trovo in ferie ed ho qualche oretta libera vorrei farvi una breve cronistoria del viaggio di cui al titolo.
Partenza pomeriggio del 28/05/2012 da Rimini direzione Ancona. splendido pomeriggio di sole che ci da ancora più carica e con lenta andaturain due ore siamo nella città Dorica.
Alle 20:30 puntuali la nave mollati gli ormeggi lascai il porto di Ancona direzione Spalato. Per risparmiare abbiamo preso un passaggio "ponte" ma di fatto ci accomodiamo in una deserta sala poltrone dopo aver lasciato le Vepse nel garage della nave. Buon per noi siamo i soli ad usufruire della sala pertant piazziamo bagagli e sacchi a pelo ci togliamo le tenute da viaggio ed indossiamo delle tute ginniche deicisamente più comode.
La nostr euforia per lo spazio a disposizione dura poco meno di un'ora quando nel salone si presentano circa 10 signore di oltre mezz'età, noi siamo vicini ai 50, le quali in pellegrinaggioa Medjiugore hanno delle cabina sul fondo nave prive di oblo le quali le rende claustrofobiche pertanto decidono di passare la notte nel salone.
La cosa positiva che ci invitano a cena con una miriade di prodotti locali (Avellino) e gustosi manicaretti confenzionati con le lor mani..ovviamente non ci tiriamo indietro.
Dopo una tranqulissima attraversate, bonaccia fissa, attracchiano puntuali alle 07:30 a Spalato.
Prima tappa una Pekara (panificio) in periferia e subito dopo rintracciamo la strada che porta a sud, direzione Dubrovnik. Il tempo varia ogni 10/15 Km. sole, coperto, leggera pioggia è un continuo cambiarsi alla fine optiamo per la giacca impermeabile visto che dopo dobbiamo inizia una salita verso Est in montagna.
Dopo circa 70 Km. percorsi sulla statale che fiancheggia il mare Adriatico, ma Croato, giungiamo al bivio per Imotski in quanto abbiamo deciso di raggiungere Mostar attraverso un percorso alternativo che non fosse la costa.
Cacchio che salita! Non tanto per il mio 200 ma per il 125 di Maurizio ci guardiamo in faccia vedendo una ripida salita con diversi tornati....prviamoci.........e via dopo neanche 4 Km. i tornati spariscono lasciando spazio a normalissime salite su strade belle, larghe, con asfalto da piega e curve ampissime che chiedere di più?
Passiamo qualche villaggio e paesino veramente piccoli, in uno di questi vi è un mercato da entrambi i lati della strada e diversi pullman direttia Medjuogroe fanno scendere i turisti per fare shopping???!!! In pratica si vendono solo verdure, ortaggi e qualche attrezzo agrigolo forgiato a mano oltra, ovvimaente, all'immacabile pecora (pecenjia) cotta, cruda...o viva.
Passato il confine Croato-Bosniaco cambia un po tutto le case, vecchie basse e squadrate, le strade, sporche piene di buche e pericolose.
Proseguimao verso Mostar mentre il tempo volge al brutto prima per poi iniziare a piovere copiosamente qualche Km. prima della città famosa per il pote, prima distrutto dai serbi poi costruita una poasserella in legno dai militari Spagnoli ed infine ricostruito in copia all'originale....il tutto con fondi UE...ovvero con soldi nostri.
Entriamo a Mostar sotto un temporale che rimane tutto depositato lungo le strade, il sistema fognanrio non assorbe neanche un goccio d'acqua....un veloce occhiata in giro vediamo una Pekara e ci fermiamo sotto l'androne di un palazzo ex comunista per ripararci e pranzare.pne scatolette di tonno o sgombro....la scelta è variegata.
Mentre pranziamo, sono circa le 13:30 un grosso topo ci sfila di fianco fermandosi a pochi metri da noi, sulla strada principale, in cerca anche lui di cibarie.......per me è una sensazione orripilante.......per rgionid lavoro ho visto di tutto compresi morti nelle più diverse condizioni......ma un topo grande o piccolo che sia mi fa sussultare ed accaponare la pelle.
Dopo circa un ora la pioggia diminuisce e decidiamo di ripartire alla volta di Sarajevo.......................................
Mano a mano che percorriamo la strada da Mostar a SArajevo sotto un cielo variabile con pioggia e sole a tratti inizio a ricordarmi ogni curca ogni dosso ogni ponte ogni villaggio che separano le due città visto che quella strada l'ho percorsa decine di volte, assieme ad altre, quando sono stato lì in missione tra il Settembre 1999 ed il Marzo 2000........dodici anni e mi sembra ier quasi nulla è cambiato solo qualche nuovo palazzo si è incuneato e fatto spazio tra vecchi palazzoni in stile ex-sovietico e povere case che chiamarle villette sarebbe un eufemismo.
Quasi tutto è rimasto così com'è i posti di ristoro per la vendita di pecenjia cotta su improbabili girarrosto, gli stessi buchi di colpi di mitra sulle facciate di alcune case e perosno lo stesso venditore di miele nella stessa curva con il medesimo banco di vendita, spero che almeno il miele non sia lo stesso.
Km. dopo Km. giungiamo a Sarajevo, Maurizio ci era stato anche lui in missione ma nel 2006 , e qui le cose anzi le case e soprattutto le strade sono profondamente cambiate. Mi ricordavo un lungo rettilineo che dalla periferia di Butmir portava agli incorci per Foca o Benjia LUca o Tuzle per poi proseguire per il centro città....sparito. Una sorta di mini tangenziale ci porta su dei viali di nuova costruzione costeggaiti da nuovi alberghi ma soprattutto da numerosissime "benziska pumpa" di nuova generazione su modello americano benzina-shop-albergo tutto assieme e di contorno ad essi nuovo e grandi centri commerciali dove si vende di tutto a prezzi simili a qualli italiani ma con stipendi di circa 400 euro al menso ovvero 400 Konvertible Mark, la moneta ufficila della Bosnia Erzegovina e guai a cercare di pagare con euro o kune croate si offendono pure.
Ripresici dal cambiamenteo della città cerchiamo un albergo carino, pulito ma soprattuto economico..........trovato "BANANA HOTEL", vi risparmio il logo rappresentativo di questo albergo ma potete facilmente trovarlo in rete
Appena entrati alla recpetion un "muro" di fumo ed un tanfo di sigarette ci blocca sull'uscio, io fumo il sigaro toscano dal 1993, ma quella puzza era un ostacolo tra noi e la reception, il divieto di fumo nei locali pubblici non è conosciuto..............
Superata la cortina fumogena ci facciamo mostrare la stanza piccola, essenziale ed abbastanza linda ma la cosa più importante era che il tanfo di sigarette non giungeva fino a lì. Dopo una rapida doccia decidiamo di uscire, ovviamente in Vespa, per dirigerci verso Ilidjia, la zona delle terme, dove entrambi ci ricordavamo di un bel ristorante sul fiume Miljacka, il risotarante vi è ancora e nonostante siano da poco passate le 19:00 è già pieno di gente; gli uomini tutti vestiti all'occidentale con obbligatoriamente vestiti da sartoria "bulgara" rigorosamente in grigio o nero e diverse donne con lunghi abiti e veli in testa.
A darci il benvenuto nel locale è ancaroa quella opprimente cappa di fumo che ci ha costretti a consumare una velocissima cena visto che anche le sale che davano sul fiume avevano le finestre chiuse ed tutto il locale era impossibile respirare, a differenza nostre gli altri commensali beatamente consumavano le loro leccornie. Piatti di carni composti principalmente da pecora, agnello, montone e pollo anche se all'ingresso nella vetrina faceva bella mostra di sè una serie di braciole di vitello che, tra il nervoso del fumo e la poca disponibilita' dei camerieri che non si sforzavano minimamente di comprendere, capire o almeno annuire alla lingua inglese o italiana, non ho potuto assaggiare prpinandomi un mega hamburger di carne di pecora con patate, chieste fritte, e prelevate invece da una pentola dove bollivano insime a cane ovina con sugo rosso, pagato l'equivalente di 9/10 euro incazzati andiamo via, per fortuna abbiamo in hotel una riserva di scatolette varie sia in pesce che in carne delle più famose marche "nazionali". Persino il Mc Don.......di Sarajevo ha nel suo menù hamburger esclusivamente di carne di pecora, come evidenziato con insegna luminosa all'esterno del locale oltre ovvimente a piatti a base di pollo e pesce, il manzo è bandito così come il maiale (per motivi religiosi) e le bevande alcoliche.
Lasciato il ristorante ci dirigiamo verso il centro città, siamo al tramonto, e dai tram che vanno e vengono da Ilidjia da e verso il centro, scendono e salgono una miriade di persone le quali con dififdenza o forse stupore guardano sti due (noi) con due ancora più strani mezzi....insomma suscitiamo curiosità e qualche "bravo Italia".
Parchiamo le Vespe all'inizio dell'isola pedonale del centro sotrico e cidirigiamo verso l'ennesima pekara vicino al mercato dei fiori, teatro di una strage fattaa colpi di mortatio dai serbi ai tempoi dell'assedio della città, acquistimao ciambelle e pane e passeggiando per il centro consumiamo questa frugale cena.
La mattina dopo, dopo un rapido consulto, decidiamo di visitare i posti che conoscevamo per vedere come sono cambiati negli anni.
Prima tappa il quartiere turco questo è rimasto quasi del tutto immutato ed appena giunti una gradita ed inaspettata sorpresa. Mentre parcheggiamo le Vespe sulla strada da dietro una voce in italiano ci dice:" Anche ai Carabinieri possono rubare tutto"" istintivamente ci giriamo e...sorpresa... chi ha pronunciato la frase altri non è che "GIANNI" il pizzaiolo che gestiva la pizzeria nella nostra base di Butmir.....cacchio sono passati 12 anni e lui si ricordava di noi come noi di lui......adesso fa il pizzaiolo in Alto Adige e si trovava a Sarajevo in vacanza. Baci, abbracci, saluti ricordi il tutto in 10 minuti, poi Gianni ci indica un vicino parcheggio custodito dove lasciare in sicurezza le Vespe.
A prima vista il parcheggio non sembra tanto sicuro ma poi vedendo le facce di chi lo gestisce capiamo che di certo nessuno avrebbe il coraggio di andare li a rubare, con 2 KM (Konvertible Mark) lasciamo le Vespe un paio di ore in questo antro sotterraneo alla strada, privo di illuminazione e con uan cascata d'acqua continua che arriva dalla sovrastante sede stradale.
Dopo giro e foto di rito al quartiere turco raggiungiamo la collina di Zetra, prima e durante la guerra sede di una clinica pediatrica durante la missione IFOR prima e SFOR dopo sede del Comando Italiano ed adesso nuovamente struttura sanitaria rimordernata ma circoandata da migliaia di tombe che si stendono nella duepiccole valli a destra e sx. con annesso il Memorial Center di Sarajevo. Dopo Zetra ci dirgiamo verso la "Tito Barack" già caserma dell'Esercito della Federazione Jugoslava poi caserma Esercito Italiano, all'epoca il posto più sicuro dove parcheggiare i mezzi per farsi una passeggiata a piedi a Sarajevo, ed adesso sede dell'Università di Sarajevo.
Per concludere la giornata ci portiamo a Butmir, nei pressi dell'Aeroporto, sula vecchia line di confine tra serbi e bosniaci, per ritrovare la nostra vecchia base e farci una foto di rito. Gira e rigira non troviamo la strada, tutto cambiato, la vecchia strada che partiva dal capolinea dei tram è sparita da li adesso partono tre lunghi viali uno va verso il centro, uno in direzione Mostar e l'altro si perde nel nulla della valle ove vi è Sarajevo. Chiediamo, ovviamente a gesti aggiungendo a questi qualche parola del tipo "base, military, SFOR, Italiani"" un gruppo di ragazzini, più interessati alle Vespe che anoi ci indicano di percorrere il viale del "nulla" e poi svoltare a sx.. Detto fatto all'incrocio svotiamo a sx. e d'incanto ci ritroviamo sulla vecchia strada a noi conosciuta..........ecco lì veramente ho avuto una forte emozione che è arrivata altisisma quando ci siamo trovati davanti ai cancelli, ora chiusi, di quella che per oltre 6 mesi fu la nostra casa............
Ci avivicniamo al cancello ed attraverso a questi cerchiamo di far comprendere al militare bosniaco di voler fare una foto in quanto vi eravamo stati tanti anni fa ma lui rispondeva dicendo soltnto"NEMA CARABJINIERI. CARABJINIERI ITALJA"" inutile, s'incazza pure all'ennesima richiesta che non comprende pertanto desistiamo anche a farci la foto visto che oramai il sole stà calando e dovremmo usare il flash e quello se ne accorgerebbe con chissa quali conseguenze....................
Altro gioro di cazzeggio e poi a "kuca" (casa) riflettendo sul fatto che in quei quasi due giorni abbiamo notato una forte "islamizzazione" delle donne di Sarajevo le quali in tantissime portano vestiti lunghi alla caviglia con l'immancabile velo una cosa che 12 anni fa avevamo visto soltanto in alcuni villaggi lontano dai grandi centri a grande presenza musulmana.......il mondo cambia....... ma di contro una cosa che non è cambiata a Sarajevo è la scelta della auto; 12 anni fa come adesso solo ed esclusivamente Volkswagen Golf di tutti i tipi e modelli dalla vecchie "Golf C", di certa provenienza teutonica visti i colori giallo, verde, arancio e viola, prodotte negli anni 80 alle più recenti con diverse Mercedes ovviamente il tutto a gasolio con certi fumi che vi lascio immaginare..........
A nanna domani ci spetta la tratta Sarajevo-Podgorica (MNE) circa 200 Km., ovviamente senza autostrade..........
Ultima modifica di tanuz; 29-07-12 alle 17:58
Come oramai da due giorni ci svegliamo di buon ora per due semplici motivi il primo che le finestre della stanza d'albergo sono prive di persiane o scuri vi è soltanto una leggera tenda bianca che, ovviamente fa entrare la luce, secondo le stesse finestre affacciano su un grande piazzale ove fin dalle 03:30/04:00 iniziano un andirivieni auto, furgoni, persone camion in quanto vi è una zona commerciale per la vendita esclusiva di bevande, acqua, pivo (birra), bibite varie, succhi di frutta e tutto quanto può bersi.
Scarna colazione vista l'esperienza del giorno prima, scarso buffet con qualche marmellata, un pò di burro, acqua rigorosamente del rubinetto, latte, yougurt ed un abbondanza di carne di pecora essiccata la quale visto lo stato di essicamento stava lì almeno d aun mese; Maurizio l'ha assaggiata descrivendola, al momento, sublime ma poi ha passato tutta la giornata a bere fiale di enterogermina.
Alle 09:00 muoviamo dall'albergo in direzione Foca pochi Km. e siamo già sulla strada che scorre davanti all'aeroporto di Butmir, alla nostra sx. iniziano le prime case "serbe" ancora con evidenti segni del recente passato pochi metri e sulla strada, ancora centro di Sarajevo; troneggia grande con la sua aquila al centro un grande cartello che ci da il benvenuto nella Repubblica Srpska (Welcome to Serpska Republik), si proprio una repubblica a se con tanto di capitale a Banjia Luka. Riassumendo la Bosnia Erzegovina è formata dalla Federazione a maggioranza croato musulmane con capitale Sarajevo e poi vi è all'interno anche la Serpska ovvero la repubblica dei Serbi di Bosnia ciò comporta due eserciti, due polizie, due amministrazioni diversi con stipendi diversi, lingua diversa si diversificano in tutto ma sono invece tutti concordi a voler primeggiare gli uni sugli altri.
Lasciata Sarajevo proseguiamo dentro le verdi vallate ed altopiani della zona Serba, guarda caso le zone serbe, paesaggisticamente, a mio parere, sono più belle rispetto alle altre della nazione, strade quasi rettilinee che attraversano gole altissime fiancheggiata dal fiume Drina giungendo a Foca dopo circa 1 ora di piacevole guida anche se con tempo incerto.
Foca anonima cittadina con abitanti dediti in prevalenza alla disoccupazione, emigrazione e qualcuno all'agricoltura. Seguando la nostra cartina sappiamo dove andare ma per sicurezza chiediamo a tre poliziotti, due uomini ed una donna, seduto beatamente al bar posto al crocevia che porta verso la Macedonia da una parte ed a Trebinjie, sempre in Bosnia, dall'altra.
Bene passiamo il ponte sulla Drina e via continuiamo verso Ovest, il confine dovrebbe essere a circa 35 Km., beatamente ridiamo e scherziamo visto che l'ampia strada il bel paesaggio e l'assenza di traffico lo permettono, ma dura poco, anzi meno. Improvvisamente la strada si restringe di molto, si abbassa fino al livello del fiume diventa dissestata e piena di buche, ci destiamo e rammentiamo di essere in Bosnia.
35 km di curve, buche, avvallamenti, interruzioni stradali, mucche e tori sulla strada, animali al pascolo tutti rigorosamente dietro la prossima curva un calvario che ci porta dopo oltre un ora al confine con la Macedonia.
Il confine, come quasi in tutte la parti del mondo, è segnato da un fiume che divide i territori. Questo posto di confine possiamo definirlo, qualora esistesse una scala di merito, di terza categoria. Tre container bianchi prelevati in chissa quale caserma SFOR smatellata, un gruppo elettrogeno ancg'esso bianco con in bella vista due grosse lettere nere "UN" (United Nation), una sbarra manuale, una fontana che disperde centinaia di litri di buonissima acqua al minuto mentre in alcune case ancora oggi il servizio idrico corrente non esiste, 6/7 scortesi doganieri, tra di essi i tre poliziotti di Foca i quali durante il nostro cammino ci superavano a bordo di una vecchia Skoda.
Il controllo, come sempre da questi parti si divide in tre opzioni: OK puoi passare senza chiedere nulla se sei Serbo di Bosnia o Serbo della vicina Serbia, leggero controllo solo sui documenti se sei Montenegrino, ovvero di religione orotodossa come i Serbi, rottura di scatole con richiesta di tutto il richiedibile per gli altri, noi compresi.
Espletata la formalità entraimo in Montenegro e dopo 3/4 Km. giungiamo al locale posto di confine. Qui è peggio di prima mentre quasi tutti passano indenni e senza controllo il doganiere il quale, ovviamente, parla solo la lingua locale chiede spiegazioni come mai sulla carta di circolazione della mia Vespa vi siano i nomi di 4 persone diverse compreso il mio. Gli spiego o almeno provo a farlo dicendogli che la Vespa è usata e che in Italia si usa solo rilasciare il tagliando per la trascrizione del nuvo proprietario che però avvalla attraverso il C.d.P., capisce o almeno sembra. Un minuto dopo chede come mai sul C.d.P. vi è un indirizzo e sulla carta di circolazione un altro, altra spiegazione, nel frattempo sono passati oltre 30 minuti e si scatena un temporale. Per cercare di abbreviare le lungaggini diciamo che noi in Italia facciamo più o meno lo stesso lavoro mostrando le nostre tessere, questi inizia allora a ripetere una sequela infinita di OK, OK, OK dando la colpa al p.c. che va lento.
Dopo 40 minuti mi dice che posso passare, ma adesso tocca a Maurizio andiamo bene. Magicamente il suo controllo si risolve inb soli 7/8 minuti.
Piove ma nell'attesa ci siamo messi le tute antipioggia leggere visto che il temporale andava scemando, mai errore fu più tragico.
Prendiamo subito confidenza con le ""strade"" Montenegrine, anzi chiamrle strade è un eufemismo, asfalto quasi inesistente, una carreggiata larga al mx 5/6 mt., a sinistra la parte iniziale di alte rocciose montagne che perdono continuamente "pezzi" che puntualmente ti ritrovi sulla carreggiata, dx. un profondissimo dirupo che finesce in un impetuoso e certamente profondo fiume ovviamente i pochi guard-rail sono sfondati da coloro che ci hanno preceduti, ma il meglio deve ancora venire.
Qualche Km. ed incontriamo le prime galleriedei veri e propri antri scavati manualmente nella montagna, quasi tutte in curva e tutte prive di illuminazione. La prima entriamo piano buio completo asfalto pietoso con il faro alogeno faccio fatica a vedere, Maurizio con faro originale segue la luce rossa del mio fanel posteriore, non si vede nulla nelle altre entreremo ad una velocità inferiore al passo d'uomo ma non basta dopo qualche metro intravevo alla mia destra nel buio assoluto un flash di colore arancio ed un grido che si leva fortissimo, non mi fermo proseguiamo e fuori dalla lunga galleria ci fermiamo. Ci vestiamo con le tute da pioggia pesanti visto che il maltempo è aumentato commentando tra noi chi avesse lanciato quel grido, addirittura Maurizio non aveva visto neanche l'arancione da me notato. Mentre ci vstiamoe parliamo dalla galleria escono due ciclisti, del Nord europa, bici super tecnologice con zaini ed ammeniccoli vari ma......
.......nessuno di loro aveva le luci ne anteriori nè posteriori entrambi vestivano un poncho antipioggia arancione ma NON rifrangente..............ma andate a fare inXXXXXXX
Ripartiamo a bassisima velocità il temporale impazza ed alla grande ma per fortuna il traffico è inesistente e nonostante la pioggia, superati i dirupi alla nostra dx. possiamo ammirare dei bellissimi altopiani, che dal tipo di vegetazione esistente certamente dovevano essere oltre i 500/600 mt.slm.
Piano piano procediamo verso Niksic uno solo moticiclsta con un custom, jeans stivali e gilet in pelle ci supera a palla. Qualche Km. più avanti lo troviamo fermo nell'atrio di una casa in costruzione a ripararsi dalla pioggia e dal freddo che improvvisamente è calato, stavolta siamo noi con le nostre Vespe a guardarlo e sogghignare, tra parabrezza, tutte antipioggia, e scudo certamente siamo meno bagnati di lui.....ma di poco.....
Alla periferia di Niksic però tocca a noi fermarci è impossibile proseguire la pioggia è tantissima, troppa e la zona pianeggiante da forza alla formazioni di enormi, profonde pozzanghere, in alcuni punti l'acqua raggiunge e supera la pedana meglio accostare. Unico riparo il tetto ""spiovente"" di una casa, è così poco spiovente che dobbiamo stare attaccati al muro con il casco in testa per non bagnarci..........