Il confine, come quasi in tutte la parti del mondo, è segnato da un fiume che divide i territori. Questo posto di confine possiamo definirlo, qualora esistesse una scala di merito, di terza categoria. Tre container bianchi prelevati in chissa quale caserma SFOR smatellata, un gruppo elettrogeno ancg'esso bianco con in bella vista due grosse lettere nere "UN" (United Nation), una sbarra manuale, una fontana che disperde centinaia di litri di buonissima acqua al minuto mentre in alcune case ancora oggi il servizio idrico corrente non esiste, 6/7 scortesi doganieri, tra di essi i tre poliziotti di Foca i quali durante il nostro cammino ci superavano a bordo di una vecchia Skoda.
Il controllo, come sempre da questi parti si divide in tre opzioni: OK puoi passare senza chiedere nulla se sei Serbo di Bosnia o Serbo della vicina Serbia, leggero controllo solo sui documenti se sei Montenegrino, ovvero di religione orotodossa come i Serbi, rottura di scatole con richiesta di tutto il richiedibile per gli altri, noi compresi.
Espletata la formalità entraimo in Montenegro e dopo 3/4 Km. giungiamo al locale posto di confine. Qui è peggio di prima mentre quasi tutti passano indenni e senza controllo il doganiere il quale, ovviamente, parla solo la lingua locale chiede spiegazioni come mai sulla carta di circolazione della mia Vespa vi siano i nomi di 4 persone diverse compreso il mio. Gli spiego o almeno provo a farlo dicendogli che la Vespa è usata e che in Italia si usa solo rilasciare il tagliando per la trascrizione del nuvo proprietario che però avvalla attraverso il C.d.P., capisce o almeno sembra. Un minuto dopo chede come mai sul C.d.P. vi è un indirizzo e sulla carta di circolazione un altro, altra spiegazione, nel frattempo sono passati oltre 30 minuti e si scatena un temporale. Per cercare di abbreviare le lungaggini diciamo che noi in Italia facciamo più o meno lo stesso lavoro mostrando le nostre tessere, questi inizia allora a ripetere una sequela infinita di OK, OK, OK dando la colpa al p.c. che va lento.
Dopo 40 minuti mi dice che posso passare, ma adesso tocca a Maurizio andiamo bene. Magicamente il suo controllo si risolve inb soli 7/8 minuti.
Piove ma nell'attesa ci siamo messi le tute antipioggia leggere visto che il temporale andava scemando, mai errore fu più tragico.
Prendiamo subito confidenza con le ""strade"" Montenegrine, anzi chiamrle strade è un eufemismo, asfalto quasi inesistente, una carreggiata larga al mx 5/6 mt., a sinistra la parte iniziale di alte rocciose montagne che perdono continuamente "pezzi" che puntualmente ti ritrovi sulla carreggiata, dx. un profondissimo dirupo che finesce in un impetuoso e certamente profondo fiume ovviamente i pochi guard-rail sono sfondati da coloro che ci hanno preceduti, ma il meglio deve ancora venire.
Qualche Km. ed incontriamo le prime gallerie dei veri e propri antri scavati manualmente nella montagna, quasi tutte in curva e tutte prive di illuminazione. La prima entriamo piano buio completo asfalto pietoso con il faro alogeno faccio fatica a vedere, Maurizio con faro originale segue la luce rossa del mio fanel posteriore, non si vede nulla nelle altre entreremo ad una velocità inferiore al passo d'uomo ma non basta dopo qualche metro intravevo alla mia destra nel buio assoluto un flash di colore arancio ed un grido che si leva fortissimo, non mi fermo proseguiamo e fuori dalla lunga galleria ci fermiamo. Ci vestiamo con le tute da pioggia pesanti visto che il maltempo è aumentato commentando tra noi chi avesse lanciato quel grido, addirittura Maurizio non aveva visto neanche l'arancione da me notato. Mentre ci vstiamoe parliamo dalla galleria escono due ciclisti, del Nord europa, bici super tecnologice con zaini ed ammeniccoli vari ma.............nessuno di loro aveva le luci ne anteriori nè posteriori entrambi vestivano un poncho antipioggia arancione ma NON rifrangente..............ma andate a fare inXXXXXXX
Ripartiamo a bassisima velocità il temporale impazza ed alla grande ma per fortuna il traffico è inesistente e nonostante la pioggia, superati i dirupi alla nostra dx. possiamo ammirare dei bellissimi altopiani, che dal tipo di vegetazione esistente certamente dovevano essere oltre i 500/600 mt.slm.
Piano piano procediamo verso Niksic uno solo moticiclsta con un custom, jeans stivali e gilet in pelle ci supera a palla. Qualche Km. più avanti lo troviamo fermo nell'atrio di una casa in costruzione a ripararsi dalla pioggia e dal freddo che improvvisamente è calato, stavolta siamo noi con le nostre Vespe a guardarlo e sogghignare, tra parabrezza, tutte antipioggia, e scudo certamente siamo meno bagnati di lui.....ma di poco.....
Alla periferia di Niksic però tocca a noi fermarci è impossibile proseguire la pioggia è tantissima, troppa e la zona pianeggiante da forza alla formazioni di enormi, profonde pozzanghere, in alcuni punti l'acqua raggiunge e supera la pedana meglio accostare. Unico riparo il tetto ""spiovente"" di una casa, è così poco spiovente che dobbiamo stare attaccati al muro con il casco in testa per non bagnarci..........