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Discussione: Alfetta GT 1.6

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  1. #26
    VRista Silver L'avatar di farob
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    Sono ferratissimo sull'argomento, mio padre ce l'aveva.
    Quella in foto è un GTV (Gran Turismo Veloce) 2.0. C'era anche la versione GT 1.6, che sugli sfiati dietro il finestrino lungo posteriore aveva una semplice griglia e non la scritta GTV e sulla mascherina anteriore non aveva le due strisce orizzontali di acciaio nè i tamponi neri sui paraurti.
    Progetto del '74, disegno di Giugiaro.
    Meccanica uguale all'alfetta berlina, motore 4 in linea, doppio albero a camme in testa, doppio carburatore Dell'Orto doppio corpo.
    130 cv, una libidine da guidare.
    4 freni a disco, di cui i posteriori non erano sulle ruote ma affiancati alla scatola del cambio, come sulle auto da corsa. Il motore è quello che, preparato dalla Novamotor, ha corso e dominato la Formula 3 per 15 anni.
    Sandro Munari la scelse per due anni consecutivi per fare il Rally Safari, con comportamento più che onorevole, considerata la concorrenza.
    Ne fecero una versione turbo ("Turbodelta", con fregio iridato sulle portiere). A Monza la vedevo girare con al volante il mitico Vittorione Brambilla.
    Il sedile lato guida si regolava anche in altezza, come pure il volante.
    Il babagliaio era abbastanza capiente, per un coupè. Il cruscotto era particolare: contagiri davanti al guidatore e tutto il resto in una consolle centrale di aspetto vagamente aeronautico. I finestrini posteriori (quelli piccoli) si abbassavano a metà corsa ruotando un pomello sulla tappezzeria.
    L'unico vero punto debole era la ruggine, in tempi in cui la zincatura non era ancora uno standard.
    Negli anni '80 è stata aggiornata, perdendo (secondo me) molto fascino: paraurti neri in resina, fanali post. in un unico blocco, cruscotto più tradizionale e una nuova versione: motore V6 2.5 (quella con la gobba sul cofano, con un orribile tappo di plastica nera sopra, di cui parlavate). Ne fecero anche una serie speciale limitata chiamata "Grand Prix", colore rosso corsa e con targhetta numerata.

    Quella che fu di mio padre ora ce l'ha un collezionista. E io la rimpiango...
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