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La notizia è passata un po’ in sordina sui quotidiani italiani. Ma nel resto del mondo già circola questa notizia che ha di interessante. Soprattutto se, appunto, riguarda il vecchio stivale. Una recente modifica ad un comma della legge sul diritto d’autore permetterebbe, infatti, di scaricare musica anche protetta dal diritto d’autore, senza incappare in un crimine informatico.
La modifica di cui parliamo riguarda il famoso comma recentemente trasformato e che così recita: “È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro”. Mettiamo da parte le polemiche che riguardano gli aspetti etici di questa legge, così come pure l’assoluta mancanza di significato del termine “degradato”, in quanto troppo vago in un mondo preciso e, ovviamente, matematico, come quello dei byte.
Infatti la legge permetterebbe, secondo quanto riferito da Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura alla Camera, la pubblicazione di musica la cui qualità è inferiore a quella dei CD. E, quindi, in quanto inferiore, anche degradata. A questo punto è apparso su Repubblica (e successivamente ripreso da siti stranieri, come Slashdot) un articolo, in cui compare un intervento di Andrea Monti avvocato esperto di diritto d’autore e internet, che ha partecipato alla stesura della legge.
Come afferma l’avvocato Monti, infatti, un file MP3 è di per sè un file degradato, in cui la compressione dei dati influisce sulla qualità del suono. Per cui, grazie ad una interpretazione tecnica della legge, è permesso pubblicare anche MP3. Probabilmente, chi ha scritto la legge non è un grande intenditore di argomenti tecnici riguardanti le tecnologie e Internet. Poichè non è possibile stabilire il livello di “degradazione” di un file. Un file può essere degradato rispetto ad un CD, oppure rispetto ad un DVD, o ancora rispetto ad un disco ad alta definizione. In ogni caso la legge non dice quale è il livello di degradazione “preciso”.
E, ripeto, visto che qui si parla di numeri, la legge dovrebbe indicare un bitrate preciso, oltre il quale la musica non dovrebbe essere condivisa o pubblicata. Come afferma anche Arstechnica tutta la musica digitale (presente nei negozi online o condivisa tramite i circuiti P2P) è degradata. Per questo la situazione non è chiara. Attendiamo risposte in merito, cosa faranno i legislatori? Lasceranno passare la legge? O la modificheranno velocemente?
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