Ravanando tra le vecchie fotografie mi sono capitati tra le mani i negativi delle foto che scattai al mio Motom 48 tredici anni fa. Li ho scannerizzati e ve li propongo assieme ad una storia che, in fin dei conti, non è a lieto fine ma è comunque una storia di grande passione per il motorismo d'epoca. Spero di non annoiarvi. Il Corsarino mi fece appassionare ai piccoli quattro tempi. All'epoca, primi anni novanta, i ciclomotori erano ancora liberi da ogni pastoia burocratica, potevano essere acquistati e venduti con una stretta di mano, non avevano assicurazione obbligatoria, in tal modo erano l'ideale per scopi collezionistici. Il Motom 48 era gia vecchio verso la fine degli anni '70 quando avevo un età da "motorino" in genere se ne vedevano per la campagna e per i paesi, utilizzati da qualche anziano agricoltore tant'è che lo chiamavamo il "motorino da fruttarolo". Non so come nel '93 mi prese la voglia di averne uno e restaurarlo, trovai un annuncio su PortaPortese così in un torrido giorno d'Agosto mi recai con il vecchio tram che percorre la via Casilina dal cocomeraio di Grotte Celoni per procedere all'acquisto. Il Motom, originale in ogni sua parte, ad eccezione della bobina, e di una ravvivata data alla vernice con una bomboletta non stava male. Tornando a casa prese due belle scaldate, scoprii poi la causa nel distacco del condotto dell'olio che va dal carter alla testata. Prima di procedere allo smontaggio scattai le foto che vi propongo, mi misi al lavoro, qualche pezzo presso la mai sufficientemente rimpianta Casa Della Moto in via D'Azeglio si trovava ancora. Ricostruii le ruote facendo un buon lavoro: mozzi verniciati, ganasce nuove, raggi, cerchi, gomme, parastrappi e corona nuovi. Poi restaurai i fanali. Il carburatore. Scartavetrai tutte le parti della carrozzeria in attesa di riverniciarla. Poi piantai tutto li. Rimase smontato ad ingombrarmi la piccola cantina per più di dieci anni. Capii che non avrei più trovato la voglia e l'entusiasmo per continuarlo, poi il motore proprio non sarei stato in grado di revisionarlo. Così tre anni fà lo rivendetti così come stava smontato, ovviamente rimettendoci un enormità di quattrini, ad un signore pensionato che vive in campagna ed ha tempo e spazio per fare dei restauri che sono veri capolavori. Purtroppo pretende di farsi pagare come fosse Michelangelo redivivo. Alla fine di quel fantastico motociclo mi son rimaste solo queste foto ed un certo rimpianto per non aver ultimato il restauro. Vale la pena di osservare come quel piccolo motore a quattro tempi percorreva oltre 40 km con un litro di benzina ed aveva una potenza impressionante per questo era molto diffuso tra gli agricoltori che ci percorrevano strade bianche magari con qualche cassetta di ortaggi sul portapacchi. Il mio, nonostante catena, corona e pignone in uno stato miserando, il pistone vittima di diverse scaldate raggiungeva i 60 km/h con una bella potenza in salita. Insomma uno di quei motori miracolosi che l'industria italiana una volta riusciva a creare, un rude strumento di lavoro per gente che non aveva tempo e denaro da gettare.