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Discussione: XXV Aprile

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  1. #18
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    XXV Aprile

    Questa sezione del forum ha un titolo all'imperfetto: "come eravamo". Ho sempre pensato che il soggetto sottinteso fosse noi, "Come eravamo noi" che siamo relativamente giovani, che essendo vespisti i nostri ricordi comunque non possano essere anteriori alla nascita del veicolo di cui siamo appassionati. Però un verbo coniugato all'imperfetto indica un passato senza definire perfettamente il quando, altrimenti che imperfetto sarebbe?
    Questa introduzione perchè ho lungamente riflettuto prima di proporvi le foto di cui sono venuto in possesso ed accennare, per quel poco che ne conosco, alla storia che raccontano.

    Queste immagini provengono da un passato in cui noi non eravamo ancora e la gran parte di coloro che vi furono non è più. In questo passato affondano le radici di quel che, nel male e nel bene, siamo oggi. Dalle profondità del tempo, terra in cui queste nostre radici affondano, apprendisti stregoni, non di rado, evocano spettri cui la storia non riesce a trovare pace ed ancor oggi ci terrorizzano. Quelle stesse radici però ci innervano traendo
    da quella terra al fondo della memoria e del tempo l'intima linfa che percorrendoci provoca brividi di coraggio.

    I fatti avvennero, probabilmente, il 10 Settembre '943 quando reparti dell'esercito e civili si sacrificarono a Porta San Paolo in un estremo tentativo di arrestare l'ingresso in Roma dei reparti nazisti. Non conosco i dettagli dell'episodio se non da quanto raccontatomi da chi mi ha fornito le immagini, ne riporto un brevissimo sunto non essendo riuscito a reperire in rete documentazione esaustiva sul fatto.
    Sul luogo, per chi conosce Roma, la strada che costeggiando le rovine delle Terme di Caracalla conduce all'edificio oggi sede della FAO ed all'epoca del ministero delle Colonie due lapidi ricordano il sacrificio di quei valorosi. Erano soldati di un reggimento carri in addestramento che aveva sede sulla via Cassia, giovani reclute, ex studenti universitari e giovani che avevano appena terminato le scuole, non veterani. Nella confusione che seguì la fuga del vertice politico militare del paese lasciando i soldati privi di direttive e senza un piano di contrasto ai prevedibili eventi questi ragazzi fecero ciò che andava fatto.
    Forse per ordine di qualche ufficiale rimasto a tentare di imbastire un impossibile coordinamento tra i reparti in campo, forse, come a me piace pensare, di propria iniziativa dopo averne parlato tra loro e con i loro ufficiali di truppa, imbarcarono munizioni e carburante, avviarono i motori, salirono sui pochi carri disponibili e si diressero a Porta San Paolo con il coraggio e l'irruenza della gioventù.
    Forse con la fiducia nei propri mezzi che era stata loro insegnata in addestramento sopravvalutavano quei miseri carri già superati quando nacquero tre anni prima .
    Forse l'inesperienza, il desiderio di battersi, il disperato coraggio di chi si trova il nemico sulla porta di casa. Non so come andò, non so cosa riuscirono a fare, se con i loro carri riuscirono, magari solo per pochi minuti, a ritardare l'avanzata dei reparti nemici ma in fondo questo poco importa. Nei pressi di Porta San Paolo un cannone anticarro, probabilmente il micidiale PAK 37 mm. li inchiodò li dove le foto, scattate da un sacerdote della vicina chiesa li ritraggono. Forse non sapevano neppure da che parte il nemico sarebbe giunto, i due carri delle foto guardano in direzioni opposte, è possibile che intendessero parare l'attacco da qualunque direzione provenisse, che fossero schierati lì a guardia delle spalle dei reparti e dei civili che combattevano lungo le mura a piazzale Ostiense.
    Non so se chi combatteva attorno alla piramide Cestia li vide, quei nostri carri, giungere in soccorso e se ne sentì incoraggiato a proseguire nella lotta oppure il cannone li fermò prima che potessero raggiungere i combattenti di Porta San Paolo.
    Ma, parafrasando una vecchia canzone, a noi piace pensarli ancora sul carro armato rombante, il pilota concentrato, il motore lanciato a tutto gas, i cingoli sferraglianti sull'asfalto che si disfa al sole di Settembre, il tenente fuori dalla torretta a cercare il nemico, gli armieri pronti al fuoco, mentre accorrono in aiuto a chi resiste alle porte della capitale. E si sa: "gli eroi son tutti giovani e belli"!
    Domani sarà il Venticinque Aprile data che pose fine a tutto questo. Il nostro pensiero vada anche ai ragazzi di questi carri che caddero quando tutto ebbe inizio.
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