Per le strisce, confermo che in particolare sul lato destro c'è qualche problema di spaziatura.
A voler essere precisi, i terminali non devono avere il foro passante, ovvero sono del tipo fissato mediante rivetto a strappo, collocato dalla parte opposta; dunque il rivetto è visibile da sotto la pedana, per i posteriori, e dalla parte esterna dello scudo, per gli anteriori.

Il bordoscudo è assolutamente corretto, ed è così per tutte le Arcobaleno degli anni '90. È di fatto lo stesso della Vespa T5, non è di gomma, bensì di plastica.

La sella deve avere il telaio in plastica, produzione SPAAM (Porcari, Lucca, oggi confluita nella SOFT di Fornacette). La cinghia non deve avere i terminali a vista, poiché è fissata internamente mediante due rivetti a strappo a testa larga. Non deve avere cuciture laterali, bensì solo "finte" cuciture ottenute mediante termoformatura, alla maniera dei rettangoli sulla seduta. La scritta posteriore PIAGGIO, di grandi dimensioni, è a caratteri bianchi serigrafati e non è inscritta in alcun riquadro. Dunque nessun supporto di plastica, la scritta è serigrafata direttamente sulla copertura.

Le borchie sui tamburi devono essere di colore nero: quelle grigie sono state impiegate esclusivamente sugli Arcobaleno del 1987. In buona sostanza, sono le stesse borchie nere usate anche sui PX freno a disco.

Il copribiscotto deve essere di colore grigio chiaro metallizzato, di fatto è lo stesso di tutti gli altri Arcobaleno.

Il tappetino di plastica è di colore grigio scuro, a righe longitudinali larghe.
Dello stesso colore la cresta sul parafango (checché ne dica Piaggio). Questi ultimi due particolari sono comuni a tutta la produzione Arcobaleno. Nelle foto di questa Vespa paiono neri o tinti di nero.

In ultimo, la centralina rossa che monti è quell'Ape TM, e non è indicata per la Vespa, in quanto dovrebbe introdurre un consistente ritardo sull'accensione (teoricamente penalizzando sensibilmente le prestazioni).

Goditela! Buona strada!