L’orrore della Vespa incatenata
In “brutta mostra” sulla strada che conduce al Santuario dell’Avvocatella una Vespa 150, abbandonata lì da molto tempo. Legata con una grossa catena ad una finestra, è stata interamente aggredita dalla ruggine. Un “colpo al cuore” ripensando all’autentico “mito” degli anni ’60, “sogno” di giovani ed adulti. Appello alla Polizia Locale affinché ne attui la rimozione...
Nel corso dell’estate, incalzando la calura estiva, ma soprattutto per “riappacificarci” con l’avvocata di tutti, la Vergine Maria, certamente non mancheremo di recarci presso il
Santuario dell’Avvocatella, posto al confine sud-ovest di Cava de’Tirreni, ovvero tra la Frazione di
Castagneto e quella di
Dragonea di Vietri sul Mare, amorevolmente retto dal cortese e carismatico Don
Gennaro Lo Schiavo, dei Padri Benedettini dell’
Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’Tirreni.
Lasciato il
ponte di San Francesco, costruito per volontà dell’Imperatore
Carlo V nel 1564, unitamente agli altri quattro che già all’alba del ‘600 resero percorribile l’attuale
Strada Statale 18 (la Tirrennia Inferiore), nella tratta
Molina di Vietri sul Mare/Camerelle, come testimoniato dai due epitaffi di cui uno è sito prima della località
Tengana ed uno dopo lo Stadio Comunale
“Simonetta Lamberti”, procedendo per
Via Gaetano Cinque e
Via Francesco Vecchione, poco prima di giungere al
Santuario, sulla sinistra, legata con una
grossa catena ad una finestra, appare una
Vespa 150, abbandonata, credo, da molti lustri. Mancante della targa, “salta agli occhi” come è stata interamente
aggredita dalla ruggine.
Nel
1954 la
Piaggio, ricordiamo, ponendo su strada la
Vespa, conquistò il mercato delle due ruote di tutto il globo, tanto da divenire il
sogno dei giovani e meno giovani, fino a divenire “comprimaria” in numerosi film del tempo. Nel
1961, rinunciando a tutte le sane distrazioni dell’epoca, noi stessi, con l’intercessione di nostra madre, costante avvocata terrena, acquistammo una
Vespa 125 nuova serie, di colore celeste e col faro posto al centro del manubrio e non sul parafango anteriore.
Nel vedere quella
Vespa abbandonata ed avvinta dalla ruggine, siamo rimasti addolorati e ci siamo chiesto:
“cosa ha fatto di male questa povera Vespa, tanto da meritarsi la catena eterna”! Per cancellare quella bruttura dalla mente, abbiamo ricordato le tante
passeggiate serali eseguite con un gruppo di coetanei
vespisti cavesi in costiera e verso altre mete campane, sempre in sanezza e senza mai pregiudicare la nostra e l’altrui incolumità, procedendo con cautela ed a
velocità ridottissima, come era costume di quel tempo.
Quella
Vespa incatenata ed abbandonata lungo la strada che reca al
Santuario dell’Avvocatella ci ha posto un interrogativo:
perché l’essere umano è cambiato? Non è giusto che quella
Vespa espii, fino alla fine del mondo, se vi sarà mai, una colpa che forse non sarà neanche sua! Allora, anche per alleviarle qualche altro “dolore”, lanciamo un
S.O.S., in favore dell’arrugginita
Vespa 150 di
Via Francesco Vecchione e lo facciamo alla
Polizia Locale di Via Ido Longo, in particolare al Tenente
Vincenzo Della Rocca, atteso che è il sagace Ispettore responsabile per i reati ambientali posti in essere dai cavesi:
“Tenente Della Rocca, premesso che abbandonare mezzi su strada o in altri luoghi pubblici, per quanto ci risulta, costituisce violazione alla legge n. 915 del 1972 e successive modificazioni ed integrazioni, potrebbe adoperarsi affinché l’incatenata Vespa 150, di cui abbiamo ampiamente scritto, trovi una più idonea sistemazione, perseguendo, qualora ne ricorrano i presupposti, l’autore dell’incatenamento del motociclo”?
Livio Trapanese