Per "dovere di cronaca", c'è da dire che il progetto Cosa non fu certo figlio di mani inesperte o sprovvedute, anzi. Il progetto fu condotto sotto la direzione tecnica dell'Ing. Filippo Surace, per trent'anni brillante progettista in Alfa Romeo.
Lo studio dell'estetica, invece, è di un altro nome importante: Paolo Martin, designer d'esperienza, padre anche di veicoli controversi (sempre in Piaggio, il Gilera GSA), ma anche tante auto che hanno lasciato il segno (come la Lancia Beta Montecarlo).
La Cosa era figlia della sua epoca. L'avanzata dei Giapponesi stava rendendo "vecchia" la Vespa. Penso che anche qui dentro, molti già adulti all'epoca abbiano buttato o svenduto una Vespa giudicata ormai sorpassata.
Questo ha incoraggiato scelte infelici, se non folli, come l'abbandono drastico del nome.
Non entro del merito della diatriba se sia o meno una Vespa, la lascio a voi; ma che sia l'evoluzione della Vespa largeframe credo sia palese a tutti. A partire dai motori, dallo schema delle sospensioni, passando per tutti i tratti salienti già enumerati da Victor e arrivando a dettagli significativi come gli stessi prefissi identificativi di telaio e motore.
Di qualche prerogativa della Cosa, penso che faremmo tutti a meno (penso alla frenata integrale), ma non conviene buttare il bambino con l'acqua sporca.