"La vita che sogni è tutta un pacco come in TV: "affari tuoi".
E' come la verginità: d'un tratto prima la perdi e poi la rivuoi".
Citazione di Fabri Fibra (!!!) che fotografa a mio giudizio bene il sentire contemporaneo.
Il "che ci sto a fare" io non me lo domando più: ho troppe cose da fare per perderci tempo a chiedermelo...![]()
Ma il motivo è semplice: una volta che circa 20 anni fa mi sono reso conto che potevo investire sulle mie inclinazioni naturali (la meccanica) ho ripreso gli studi dando loro un'anima, e tutto quello che la vita da quel momento in poi mi ha posto davanti, sia come incoraggiamento che come prova, l'ho letto come la naturale conseguenza di quella scelta di fondo che riporto adesso volentieri: non importa il risultato/successo in senso assoluto, ma l'impegno a mettercela tutta nello sforzarmi di fare bene il bene -a partire dalle cose in cui sono portato- deve esserci tutto, al di là dei risultati riscontrabili!
La mia esperienza con l'hospice mi mostra come con veramente molto poco si sfuma la tentazione di "farla finita", tanto si può contare sulla presenza di gente che non si fa problemi a svuotare le sacche e a pulire il tuo corpo dalla pelle ormai resa estremamente fragile, dato che è specializzata in questo e non ti fa pesare una condizione di malattia che, ed è doveroso sottolinearlo, non è colpa della persona malata, ma è "semplicemente" un evento, seppur sgradevole, che è accaduto.
Ma soprattutto hai intorno a te il calore e l'affetto delle persone a te care, che magari ti assistono impotenti in silenzio, ma escludendo il "rumore delle parole" ti infondono quel calore umano e quella tenerezza che si esaltano in particolare in quelle situazioni dove si sperimenta la "dipendenza" dalle altre persone (stessa cosa che succede a due innamorati, che non possono stare separati per molto tempo!).
Quando c'è amore si passa sopra al fastidio di dover pulire le feci, perchè questa incombenza rimane sempre una cosa secondaria rispetto al valore della vita in sè, e non ci vuole molto a capire che questa operazione non lede la dignità di una persona (al limite crea imbarazzo, ma questo è un altro discorso, e comunque è un momento superabile), non la "punisce" e non intacca affatto l'affetto che si può comunque continuare a dare e ricevere nonostante le modificate condizioni fisiche.
Decidere di "togliere il disturbo" significa mettersi in condizioni di poter privare i miei cari dell'opportunità di trasmettermi affetto anche nella mia infermità, non escludendo il fatto che magari avrebbero ancora qualcosa da comunicarmi, anche se fino a quel momento non erano stati in grado di farlo...
Anche gli anziani che dicono "non ce la faccio più" arrivano a pensarlo perché vorrebbero continuare a misurarsi con il metro della giovinezza, non tenendo conto che ogni età ha la sua particolare forma di maturità, coi suoi limiti, ma anche con le sue particolari risorse, tutte da scoprire (ho vicino casa mia una RSA, "luogo d'ispirazione" di questi miei pensieri...).
Che s'intende per "libertà"?
E' ciò che genera le conseguenze della citazione iniziale?
Se è così, allora bisogna riconoscere che questo concetto è limitato alla sfera personale, e dimentica la dimensione sociale e relazionale dell'uomo.
Non esiste, quindi, libertà se non in relazione con gli altri, perchè ogni mia scelta, direttamente o indirettamente crea, consapevolmente o meno, delle inevitabili risonanze sugli altri.
Una volta mi fu fatto l'esempio del codice della strada: se tutti lo rispettassero si avrebbe la certezza che, se ho benzina a sufficienza e motore a posto tanto da non guastarsi (queste due cose dipendono dalla mia responsabilità) avrei la certezza di arrivare a destinazione dal punto in cui parto perchè sono "libero" nel momento in cui sono "protetto" da un legge, cui anche gli altri sono tenuti a rispettare, affinchè tutti possiamo rimanere "liberi" di non tamponare ed essere tamponati, rispettandosi nelle distanze di sicurezza, occupando con ordine gli incroci e così via.
Allora posso essere creativo dentro quegli strumenti che mi proteggono perchè sono... libero... di rimettere sempre in gioco cuore e cervello, perchè possa dare e ricevere dalle persone che mi circondano (come sto facendo in questo momento in cui vi sto scrivendo!), fino a quando potrò avere tempo e possibilità per farlo... e così poter dire a me stesso che non spreco tempo e lo sfrutto finchè mi è possibile!
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