Mi sa che non mi sono spiegato bene perché stai dicendo esattamente la stessa cosa che intendevo dire io
Certo, ma le conclusioni finali non cambiano
no, spetta, io non sto dicendo che sia giusto spendere di più, ma che la differenza di prezzo è giustificata già solo dalla diversa provenienza, anche fossero realmente lo stesso prodotto!
Portare la propria Vespa dal meccanico per ogni minimo intervento è come avere una morosa gnocca, portarsela in giro, corteggiarla, portarla fuori a cena ... e pagare qualcuno perché se la chi@vi
Portare la propria Vespa dal meccanico per ogni minimo intervento è come avere una morosa gnocca, portarsela in giro, corteggiarla, portarla fuori a cena ... e pagare qualcuno perché se la chi@vi
Io sono d'accordo con Iena,secondo me a parità di prodotto è sempre meglio privilegiare i prodotto REALMENTE PRODOTTI in Italia, rispetto a quelli prodotti altrove, anche a costo di spendere qualcosa in più...
Certo che 800 euro non sono mica bruscolini...
Sottolineo REALMENTE PRODOTTI , cioè non costruiti altrove e assemblati in Italia...
Non credo. E per chiarire basta che rispondi alle domande:
- Quale delle due è la migliore, dal punto di vista dell'acquirente?
- Tu quale compreresti? e perché?
Ma manco per il casso, e scusa il francesismo...Certo, ma le conclusioni finali non cambiano![]()
La mia Dacia, prodotta in Romania, è fatta con gli stessi pezzi che equipaggiano vari modelli Renault, ma mi è costata la metà dell'equivalente modello della gamma francese, grazie al fatto che in quel paese la produzione costa meno. A sentire te avrei dovuto magari comprare una Fiat (spendendo molto di più o accontentandomi, a parità di prezzo, di qualità e caratteristiche nettamente inferiori) solo per il fatto che compravo "italiano"...
E in cosa i due concetti differirebbero?no, spetta, io non sto dicendo che sia giusto spendere di più, ma che la differenza di prezzo è giustificata già solo dalla diversa provenienza, anche fossero realmente lo stesso prodotto!
Ma, soprattutto, come è possibile giustificare il maggior prezzo di un prodotto LOCALE rispetto al medesimo prodotto che viene giocoforza caricato anche dei costi di trasporto dal paese d'origine al nostro?
Capirei se fosse il contrario, ma così...
Alla fine due sono i casi:
1) Forse il signor LML compra l'acciaio a prezzi stracciati, o paga gli operai con perline colorate... come faccia non lo so, ma ha un buon prodotto e operai soddisfatti, e nonostante ciò può permettersi di vendere a prezzi di realizzo, il che per me è un vantaggio sufficiente a convincermi all'acquisto;
2) il signor Piaggio strapaga operai e materie prime (e allora è troppo fesso e non merita il mio denaro: imparasse dal signor LML...) oppure vuole realizzare MOLTO più profitto rispetto a quanto fa il signor LML (e allora è troppo avido, e non merita il mio denaro: imparasse dal signor LML...).
Semplice, no?![]()
Mi stai mettendo in bocca cose che non ho detto.
Non ho mai espresso preferenze da una parte o dall'altra.
Beh, differiscono eccome!Originariamente Scritto da Santo151
E' giustificato il costo di 70 euro per una TShirt fatta in Cina perché sopra c'è lo stemma di una firma? Assolutamente no!
E' giustificato il costo maggiore di una Vespa fatta in Italia rispetto ad una fatta in paesi in via di sviluppo dove gli operai guadagnano 2 euro l'ora (perchè la è lo stipendio medio, non perché sia sfruttato) e dove le infrastrutture costano 1/10 rispetto all'Italia? Direi proprio di sì! Ripeto: è giustificata la differenza di prezzo, non ho detto che è giusto pagarla di più! Questo lo deciderà il singolo acquirente!!
Sarà appunto l'utilizzatore finale a decidere se vuole una Vespa Italiana o una Vespa Indiana marchiata LML (se effettivamente fossero lo stesso prodotto, ma a quanto pare non lo sono). Non mi metto a sindacare su quale sia la scelta più giusta.
Aggiungerei:Originariamente Scritto da Santo151
3) in India gli operai, gli ingegneri, le infrastrutture e tutta la produzione costa 1/10 rispetto a quanto costa in Italia e solo per questo motivo la LML costa meno della Vespa, anche aggiungendo il costo del trasporto fin qua.
Torniamo all'esempio delle magliette. Fare una TShirt a Prato mi costa 12 euro a maglietta. Fare la stessa maglietta, con la stessa stoffa della stessa grammatura e la stessa stampa in cina mi costa 2 euro a maglietta. Ne compro 200 e ammortizzo la spedizione. La rivendo a 15 euro e ho un guadagno maggiore rispetto a quello che avrei vendendo a 20 euro quella fatta a Prato.
MOLTO semplice, no?![]()
Portare la propria Vespa dal meccanico per ogni minimo intervento è come avere una morosa gnocca, portarsela in giro, corteggiarla, portarla fuori a cena ... e pagare qualcuno perché se la chi@vi
Portare la propria Vespa dal meccanico per ogni minimo intervento è come avere una morosa gnocca, portarsela in giro, corteggiarla, portarla fuori a cena ... e pagare qualcuno perché se la chi@vi
Non so, non ho provato. So solo che fino a quando abbasso il cofano e lo aggancio al tirante, la guarnizione aderisce perfettamente. Nel momento in cui chiudo il tirante la "chiappa" si deforma per aderire al telaio, e nella parte posteriore il profilo si distanzia di 1-2 mm da circa metà del percorso fino alla fine...![]()
Perchè c'è troppo gioco tra il perno posteriore ed il buco in cui si infila.
Succedeva anche a me sulla rally, un ora a capire come maistavo uscendo pazzo, poi mi sono accorto che la gomma intorno al perno non c'era più
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Come ho rimesso un gommino (di un tessello) è tornato tutto come prima
Prova con il suggerimento di iena (che è meno invasivo del mio ), un tubo più spesso sopra il gommino per fare spessore e vedi come và, altrimenti piega il perno![]()
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Mi era sembrato di sì, ma rileggendo i post precedenti mi accorgo che forse ho equivocato io. Come non detto.
Ora il concetto è più chiaro. Grazie per la spiegazione!Beh, differiscono eccome!
E' giustificato il costo di 70 euro per una TShirt fatta in Cina perché sopra c'è lo stemma di una firma? Assolutamente no!
E' giustificato il costo maggiore di una Vespa fatta in Italia rispetto ad una fatta in paesi in via di sviluppo dove gli operai guadagnano 2 euro l'ora (perchè la è lo stipendio medio, non perché sia sfruttato) e dove le infrastrutture costano 1/10 rispetto all'Italia? Direi proprio di sì! Ripeto: è giustificata la differenza di prezzo, non ho detto che è giusto pagarla di più! Questo lo deciderà il singolo acquirente!!
Sarà appunto l'utilizzatore finale a decidere se vuole una Vespa Italiana o una Vespa Indiana marchiata LML (se effettivamente fossero lo stesso prodotto, ma a quanto pare non lo sono). Non mi metto a sindacare su quale sia la scelta più giusta.
In entrambi i casi la mia opinione è la stessa: se indiani e cinesi riescono a produrre un prodotto con le stesse caratteristiche di uno "made in Italy" ma a un decimo del costo, non vanno ostacolati o snobbati a prescindere, ma studiati e presi ad esempio, per individuare i punti deboli e batterli sul loro terreno.Aggiungerei:
3) in India gli operai, gli ingegneri, le infrastrutture e tutta la produzione costa 1/10 rispetto a quanto costa in Italia e solo per questo motivo la LML costa meno della Vespa, anche aggiungendo il costo del trasporto fin qua.
(..........)
Torniamo all'esempio delle magliette. Fare una TShirt a Prato mi costa 12 euro a maglietta. Fare la stessa maglietta, con la stessa stoffa della stessa grammatura e la stessa stampa in cina mi costa 2 euro a maglietta. Ne compro 200 e ammortizzo la spedizione. La rivendo a 15 euro e ho un guadagno maggiore rispetto a quello che avrei vendendo a 20 euro quella fatta a Prato.
MOLTO semplice, no?![]()
Pur con tutte le grandissime differenze dal caso, io ci rileggo la storia ad esempio della Indesit (cfr. il mio avatar..., ma anche di altre aziende italiane costruttrici di elettrodomestici), che s'era fatta la (buona) fama con prodotti efficienti e durevoli, e che non costavano tanto proprio perchè sottopagavano gli operai.
Alla fine degli anni '70 iniziò la crisi e l'azienda, per stipendiare in maniera più dignitosa gli operai, alzò semplicemente il prezzo del prodotto finale, e molti clienti non acquistarono di conseguenza i loro prodotti (erano stati prima ben viziati con qualità a basso prezzo?). Nel 1985, Vittorio Merloni (proprietario dell'Ariston) acquistò l'azienda rilanciandola, al punto di chiamare oggi tutto il suo gruppo non più "Merloni Elettrodomestici" ma "Indesit Company".
Peccato che in questi ultimissimi anni, aprendo stabilimenti in Cina, Polonia, Turchia e riducendo il numero degli operai in Italia, non di possa più di tanto più definirla come "INDustria ElettrodomeStici ITaliana"...
(Vabbè che anche FIAT...)
"Scarrafone": PX 151 (nero!) del 2002!
5 agosto 2009: 891 km in 14 ore e 15 minuti di fila!
Oltre 115.000 km senza MAI aver aperto il motore!![]()
Pace e bene!
Francesco
Vesponauta, io distinguerei nettamente il caso Indesit da quello Fiat.
E' vero che Indesit negli ultimi anni ha aperto stabilimenti in Turchia, Polonia, in Russia ecc ma ciò non è stato fatto per togliere lavoro agli stabilimenti italiani, quanto piuttosto per rafforzare la presenza dell'azienda su questi mercati, caratterizzati da tassi di crescita molto elevati.
Non si è quindi trattata di una delocalizzazione, quanto piuttosto di una espansione dell'azienda a livello internazionale: gli stabilimenti italiani infatti hanno continuato a produrre in alcuni casi anche incrementando i volumi.
Solo negli ultimi 2 anni si sono registrate riduzioni in alcuni stabilimenti del nostro Paese (anche pesanti per quanto riguarda ad esempio lo stabilimento di None) ma tutti conosciamo la crisi devastante che in tale periodo ha investito tutti i settori economici.
Quindi secondo me tanto di cappello ad Indesit!
Il caso Fiat è ben diverso: lo stabilimento di Termini Imerese è destinato a chiudere a breve, Mirafiori è senza certezze e si fa tantissima CIG, altrettanto a Pomigliano anche se qui c'è la prospettiva di accogliere la nuova Panda...
Nonostante gli sforzi di Marchionne che secondo me sta facendo un gran lavoro, Fiat purtroppo sta pagando il prezzo dei gravi errori strategici compiuti degli ultimi decenni dai precedenti MAGNAager...
Un grandissimo in bocca al lupo a Marchionne e a tutti i lavoratori italiani!!!
Napule è addore e' mare... Napule è mille culure... e tu sai ca' nun si sulo.
Dal momento che continui a produrre, e quando la richiesta viene meno NON fai produrre nel tuo paese vuol dire che l'imprenditore ha come unico scopo quello di continuare a fare più guadagno possibile, daltronde a quei livelli la crisi non la sentono, e non si rendono conto che con quello che loro ci spendono in una serata la gente ci campa 2 mesi....
Stesso discorso vale per fiat, che continua a vendere le macchine, più quà che altrove.
Vorrei poter dire che è un circolo vizioso, ma purtroppo mi pare si una spirale che va peggiorando, se l'operaio fiat ha meno soldi in tasca perchè non lavora a pieno regime, ovviamente spenderà meno e non comprerà auto nuove, essendoci meno richiesta di auto la fabbrica ne fa di meno, pertanto lascia a casa alcune maestranze, il problema è che lascia a casa le maestranze che gli costano di più, che sono quelle italiane, ed ora si può ricominciare il ciclo![]()
E la concorrenza con gli altri produttori non conta niente?
Io dico che oggi come oggi è già un'impresa riuscire a stare sul mercato, in concorrenza con i produttori dei paesi emergenti, che possono contare su un costo della manodopera per niente paragonabile al nostro.
d'altra parte il mercato è globale e ci si trova inevitabilmente di fronte ad una scelta da fare tra adeguarsi e soccombere.
Quello che potrebbe fare la differenza tra noi Italia e loro cinesi e/o Indiani è che noi sforniamo tutti gli anni un sacco di laureati che invece di servire al nostro paese per rinnovare/scoprire/inventare nuove tecnologie e soluzioni, sono costretti a fuggire all'estero a servire altri paesi o ripiegare su lavori per cui sono sprecati (vedi call center e altro).
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La concorrenza conta eccome, ma visto che qua siamo (anzi eravamo) pieni di industrie la concorrenza era e potrebbe essere ancora tutta nostrana.
Solo che i grandi marchi italiani sono i primi a fregarsene dell'Italia, sono i primi a correre nei paesi emergenti per diventare produttori lì ma che poi vendono qua. Ecco dove sta l'errore.
Poi c'è da dire che in italia il concetto di lavoro è sbagliato, ad esempio che te ne fai di 5 milioni di laureati in economia e commercio quando ci mancano gli infermieri?
Aggiungo ancora una cosa, i paesi tipo l'india e la cina non sono da meno in fatto di cervelli, tantè che hanno fior di ingegneri in grado di far qualsiasi cosa.
Santo sta mettendo, a mio avviso, il dito nella piaga e personalmente gli dò ragione.
Visto che ha tirato in ballo la Dacia, se qualcuno oggi su Italia Oggi ha letto il mio pezzo sul low cost e Dacia, scoprirà che la gente comincia a fidarsi dei prodotti a basso costo. Perché costano meno e funzionano uguale.
A proposito di Dacia, ieri il direttore della comunicazione di Renault - alla mia presenza - ha ricordato come le vetture Dacia siano frutto di prodotti Renault.
Mi pare che lo stesso discorso possa farsi per LML e il suo rapporto con Piaggio.
Torno a ripetere: signori, questi indiani non sono quattro sfigati morti di fame. Sono una potenza economica mondiale e tra poco ce ne accorgeremo tutti. Non è un caso se Obama è andato a incensarli in funzione anticinese.
E ora veniamo all'acquisto italiano. All'inizio della mia carriera ho potuto conoscere un imprenditore comasco che lavorava per un noto marchio italiano di cui non farò il nome. Posso dire che le sue scarpette da 300 euro o borse oltre quella spesa in Galleria qui a Milano fanno sbavare la gente.
Bene, questo signore un bel giorno ha ricevuto una lettera dalla nota Casa, che gli dava il benservito. Sapete che ha fatto la nota Casa? Ha preferito farsi fare le scarpe in Vietnam e Thailandia, paesi dove in Vietnam fanno solo le destre e in Thailandia le sinistre. Quanto costa un paio? 7 dollari. Sette miserabili infami dollari USA.
Ma non è tutto.
La nota Casa, nel dare all'estero la produzione, ha anche abbassato gli standard qualitativi. L'amico mi faceva l'esempio della fettuccia rossa per le borse: bene, per l'Italia erano ammessi un metro di tessuto fallato ogni 30 metri. Con i cinesi è uno ogni 10.
Morale: qualità notevolmente scesa.
L'amico è fallito e nonostante la causa che coinvolse un grosso e noto studio milanese, oggi muore di fame.
I coglioni (scusate il termine) che sbavano per la nota Casa da made in Italy invece continuano ad aumentare. Amen.
PK 50 XL del 1986: la VespaThema
Vespa, sempre Vespa, fortissimamente Vespa!!!